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Il Papa con Ilia e Sako, cattolici e ortodossi per la pace in Caucaso

Il Papa il Patriarca Sako all'uscita della chiesa di San Simone, Tblisi |  | Andrea Gagliarducci/ CNA
Il Papa il Patriarca Sako all'uscita della chiesa di San Simone, Tblisi | | Andrea Gagliarducci/ CNA
Il Papa nella chiesa Assiro- Caldea di Tblisi |  | CTV
Il Papa nella chiesa Assiro- Caldea di Tblisi | | CTV
Il Papa nella chiesa Assiro- Caldea di Tblisi |  | CTV
Il Papa nella chiesa Assiro- Caldea di Tblisi | | CTV
Il Papa in visita al Patriarca Ilia II |  | CTV
Il Papa in visita al Patriarca Ilia II | | CTV
Il Papa in visita al Patriarca Ilia II |  | CTV
Il Papa in visita al Patriarca Ilia II | | CTV

Il Caucaso per Papa Francesco è il ponte tra Europa ed Asia, e così nell’incontro con la Chiesa ortodossa che per la prima volta manda una delegazione a partecipare alla messa del Papa in Georgia, cita Giovanni Paolo II e i grandi autori della nazione. “Carissimo Fratello- dice il Papa ad Ilia II-  lasciamoci guardare nuovamente dal Signore Gesù, lasciamoci attirare ancora dal suo invito a lasciare ciò che ci trattiene dall’essere insieme annunciatori della sua presenza”.

Nel suo discorso durante la visita nella sede del Patriarcato ortodosso il Papa ripercorre la storia dei rapporti tra le due Chiese, che “si sono sviluppati e si mantengono rispettosi e cordiali, come manifestano anche la calorosa accoglienza qui riservata ai miei inviati e rappresentanti, le attività di studio e ricerca presso gli Archivi Vaticani e le Università Pontificie da parte di fedeli ortodossi georgiani, la presenza a Roma di una vostra comunità, ospitata in una chiesa della mia diocesi, e la collaborazione con la locale comunità cattolica, soprattutto di carattere culturale”. Il Papa ricorda il legame apostolico e l’ amore “che trasformò la vita degli Apostoli. È l’amore senza eguali, che il Signore ha incarnato”. E cita Rustaveli e il suo Il cavaliere dalla pelle di tigre:  «Hai letto come gli apostoli scrivono dell’amore, come dicono, come lo lodano? Conoscilo, rivolgi la tua mente a queste parole: l’amore ci innalza».

Un amore testimoniato dal popolo georgiano: “ Senza l’amore, infatti, come ha scritto un altro grande poeta, «non regna il sole nella cupola del cielo» e per gli uomini «non esiste né bellezza, né immortalità» (G. TABIDZE, “Senza l’amore”, in Galaktion Tabidze, Tbilisi 1982, 25). Nell’amore trova ragion d’essere l’immortale bellezza del vostro patrimonio culturale, che si esprime in molteplici forme, quali ad esempio la musica, la pittura, l’architettura e la danza. Lei, carissimo Fratello, ne ha dato degna espressione, in modo speciale componendo pregiati inni sacri, alcuni pure in lingua latina e particolarmente cari alla tradizione cattolica. Essi arricchiscono il vostro tesoro di fede e cultura, dono unico alla cristianità e all’umanità, che merita di essere conosciuto e apprezzato da tutti”.

Un ricordo speciale per Santa Nino, e un invito a “rimanere ancora più saldi nel Signore e uniti tra noi”.

Nella sede del Patriarcato non lontano dal Palazzo Presidenziale a Tblisi il Papa parla dei santi che devono incoraggiare “a mettere il Vangelo prima di tutto e ad evangelizzare come in passato, più che in passato, liberi dai lacci delle precomprensioni e aperti alla perenne novità di Dio. Le difficoltà non siano impedimenti, ma stimoli a conoscerci meglio, a condividere la linfa vitale della fede, a intensificare la preghiera gli uni per gli altri e a collaborare con carità apostolica nella testimonianza comune, a gloria di Dio nei cieli e a servizio della pace in terra”.

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Francesco conclude la sua riflessione ancora con le parole degli autori georgiani. Rustaveli, poeta del XII secolo, autore del poema nazionale che scrive : «Chi non cerca un amico, di sé stesso è nemico» “Desidero - dice - essere amico sincero di questa terra e di questa cara popolazione, che non dimentica il bene ricevuto e il cui tratto ospitale si sposa con uno stile di vita genuinamente speranzoso, pur in mezzo a difficoltà che non mancano mai. Anche questa positività trova le proprie radici nella fede, che porta i Georgiani a invocare, attorno alla propria tavola, la pace per tutti e a ricordare persino i nemici”. E con Sabanisze, autore fulcro della spiritalità georgiana, che racconta il martirio di Abo parla del martirio dei cristiani di oggi : “La loro intercessione dia sollievo ai tanti cristiani che ancor oggi nel mondo soffrono persecuzioni e oltraggi, e rafforzi in noi il buon desiderio di essere fraternamente uniti per annunciare il Vangelo della pace”.

Nella grande sala del Patriarcato ad accogliere il Papa è un canto solenne e suggestivo, l'Ave Maria composta proprio da Ilia. Il Papa ringrazia, e il Patriarca accoglie Francesco nello stesso luogo dove era stato ricevuto Giovanni Paolo II. Alle spalle una grande affresco dei santi georgiani, al centro una croce, sotto lo sguardo di Maria. Ilia II, anziano e malato, parla con un filo di voce. Chiama il Papa amico. Legge un testo che non viene anticipato ai media, e lo legge in georgiano. La storia e i nuovi problemi della Georgia con la occupazione territoriale e la questione dei profughi sono i temi del suo discorso. Poi regala al Papa una icona ticpica georgiana. In sottofondo il Kyrie eleison nello stile tipico del canto melodico georgiano. Poi insieme bevono il tè secondo la tradizione. " Che la Georgia possa andare avanti nel cammino della libertà" dice il Papa.

Del martirio e della ricerca della pace il Papa parla nella preghiera recitata nella Chiesa Assiro Caldea. Cattolici, iracheni e di altre parti del Medio Oriente che hanno antiche origini in Georgia.

“Signore Gesù, per la tua gloriosa passione, vinci la durezza dei cuori, prigionieri dell’odio e dell’egoismo; per la potenza della tua risurrezione, strappa dalla loro condizione le vittime dell’ingiustizia e della sopraffazione; per la fedeltà della tua venuta, confondi la cultura della morte e fa’ risplendere il trionfo della vita.

Signore Gesù, unisci alla tua croce le sofferenze di tante vittime innocenti: i bambini, gli anziani, i cristiani perseguitati; avvolgi con la luce della Pasqua chi è ferito nel profondo: le persone abusate, private della libertà e della dignità; fa’ sperimentare la stabilità del tuo regno a chi vive nell’incertezza: gli esuli, i profughi, chi ha smarrito il gusto della vita.

Signore Gesù, stendi l’ombra della tua croce sui popoli in guerra: imparino la via della riconciliazione, del dialogo e del perdono; fa’ gustare la gioia della tua risurrezione ai popoli sfiniti dalle bombe: solleva dalla devastazione l’Iraq e la Siria; riunisci sotto la tua dolce regalità i tuoi figli dispersi: sostieni i cristiani della diaspora e dona loro l’unità della fede e dell’amore”.

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A ricevere il Papa il patriarca Caldeo Sako. Nella chiesa molti i vescovi georgiani e della diaspora. Il Papa e il patriarca hanno guidato la preghiera secondo la suggestiva liturgia cattolica del rito Assiro- Caldeo. In Europa sono molti i caldei rifugiati suprattutto in Germania e Svezia.

Cattolici e ortodossi hanno sofferto il comunismo con la chiusura delle chiese. Ora gli ortodossi hanno un accordo con lo stato, ma con una ufficiale separazione.