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A Nazareth chiusa la Porta Santa della Misericordia nella solennità dell’Immacolata

La chiusura della Porta Santa a Nazareth |  | Patriarcato Latino di Gerusalemme La chiusura della Porta Santa a Nazareth | | Patriarcato Latino di Gerusalemme

Anche l’ultima Porta Santa della Misericordia è stata chiusa: nella Solennità dell’Immacolata Concezione a Nazareth è stata chiusa la Porta Santa della Basilica dell’Annunciazione durante la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale in Israele: “Questo tempo di Misericordia ci ha aiutati a scoprire il volto bello e giovane della Chiesa: accogliente, libera, povera, fedele e missionaria”.

Mons. Marcuzzo ha preso in prestito le parole usate da Papa Francesco al momento della chiusura della porta della Basilica di San Pietro, per descrivere questo tempo di grazia concesso alla Chiesa universale: “Il Giubileo nel suo significato biblico è un tempo di riposo e di riflessione per un migliore slancio, è questo quello a cui tutti sono chiamati: fermarsi e pregare per poi ripartire in un tempo nuovo, come uomini nuovi. Attraversare la Porta Santa è stato un modo, offerto dalla Chiesa, per esprimere la volontà di vivere questo passaggio”.

Questa grazia di poter rinascere, offerta dall’anno della Misericordia,  fa perfettamente eco al dogma dell’Immacolata come mons. Marcuzzo ha espresso durante l’omelia: “L’Immacolata è l’alba della realizzazione della storia della salvezza”. Dopo la messa, celebrata nella parte superiore della Basilica, i circa quattrocento fedeli e religiosi presenti, hanno seguito in processione il vescovo e i sacerdoti fino alla Porta Santa, nella parte inferiore della Basilica che ospita il sito della Annunciazione. Davanti alla Porta Santa, dopo la preghiera del vescovo, tutta l’assemblea si è rivolta al Signore con la antifona dell’Avvento ‘O Clavis David’.

Nei giorni precedenti era stata chiusa anche la Porta Santa della Basilica del Getsemani a Gerusalemme con una messa solenne presieduta da mons. William Shomali, vescovo di Gerusalemme, e dal Nunzio Apostolico in Israele, mons. Giuseppe Lazzarotto. Nell’omelia mons. Shomali ha ricordato le parole pronunciate da papa Francesco durante la chiusura dell’Anno Santo a Roma: “Nella Lettera apostolica del Santo Padre per la chiusura della Porta Santa si leggono queste parole: ‘Oggi chiudiamo la Porta Santa, ma la porta della misericordia del Signore non si chiude’. Infatti ogni anno, in modo particolare nelle celebrazioni liturgiche, nel sacramento della riconciliazione, nell’Eucarestia, nelle opere di carità, il Signore continua a mostrarci la Sua misericordia e a perdonarci.

La Chiesa Cattolica celebra il Giubileo ogni 25 anni. L’ultimo si è svolto nel 2000, ma il pontefice può proclamarne uno straordinario nel caso ritenga che ci sia un’occasione rilevante. E’ stato questo il caso dell’Anno della Misericordia, annunciato da papa Francesco a fronte della necessità di risvegliare nel mondo l’esperienza della misericordia di Dio”. E mons. Lazzarotto ha sottolineato: “Dio è amore, è misericordia. E adesso abbiamo questa grande sfida che il Papa ha lasciato nelle nostre mani, che è continuare… continuare a vivere nella nostra vita e nella vita della Chiesa il grande mistero dell’amore di Dio, che è un amore che perdona.

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E’ un amore che si fa misericordia, che accoglie”. L’amministratore apostolico del Patriarcato latino, mons. Pierbattista Pizzaballa, ha sottolineato il significato dell’anno giubilare: “Il significato di questa chiusura è lo stesso in tutto il mondo: è per segnare la chiusura dell’Anno Giubilare, ma anche per ricordare alla comunità che vive la misericordia, per noi cristiani, che non è finito ma deve continuare, soprattutto qui in Terra Santa, dove le divisioni e l’odio sono così evidenti; la misericordia è la lingua che noi cristiani dobbiamo parlare”.

Inoltre per l’occasione il Patriarcato latino di Gerusalemme ha ripercorso le tappe fondamentali del Giubileo della Misericordia, apertosi proprio nel giorno della festa dell’Immacolata Concezione dello scorso anno: “In quell’occasione mons. Fouad Twal, allora Patriarca Latino di Gerusalemme, annunciò nella sua omelia la volontà della Chiesa di essere una Chiesa di misericordia e invitò i fedeli a fare di quest’anno un’occasione di conversione e di supplica a favore di più misericordia, più giustizia, più pace in questa Terra Santa, lacerata dalla violenza”. Nel corso dell’anno della misericordia, il Patriarcato latino di Gerusalemme ha promosso molte iniziative: in Giordania la diocesi di Amman, in collaborazione con la Caritas Giordania, ha aperto il ‘Ristorante della Misericordia’ per servire pasti caldi gratuiti per i poveri e i bisognosi, perché dal 2014 gli iracheni rifugiati continuano ad arrivare in Giordania.

Il Patriarcato latino è stato coinvolto nella loro integrazione, aprendo le porte delle parrocchie, dei centri e delle scuole, accogliendo più di 200 famiglie cristiane, per consentire loro di riprendersi dalla tragedia e per offrire loro prospettive per il futuro. Un altro frutto dell’anno giubilare è stata anche la realizzazione di una conferenza interreligiosa ‘Misericordia senza frontiere per celebrare la misericordia di Dio nell’Ebraismo, nel Cristianesimo e nell’Islam’, che ha visto la partecipazione congiunta per parte islamica di Qadi Iyad Zahalka, giudice della corte della Sharia di Gerusalemme, del rabbino David Rosen e di mons. Shomali, vicario patriarcale di Gerusalemme.