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A sette mesi dal terremoto: Monsignor Soddu racconta l’intervento della Caritas

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“La priorità dell’intervento per noi è sugli ultimi… In questi sei mesi siamo stati accanto alle persone, questa è la nostra caratteristica”: così ha raccontato a Macerata il direttore della Caritas italiana, mons. Francesco Soddu, in un incontro organizzato dalla diocesi sulla carità nel quotidiano.

Il primo milione di euro, quello preso dall’otto per mille, “lo abbiamo dato subito alle diocesi per gli interventi di emergenza ed è stato speso nei primi due mesi ­ ha raccontato - per aiutare a ripartire dalla normalità e così capire in che modo programmare il futuro”. Finora la Caritas ha raccolto più o meno € 21.000.000, “14.000.000 dei quali dalla colletta che si fece nelle diocesi e il resto dai nostri offerenti che hanno fiducia in Caritas e ci danno risorse”.

Partendo dai numeri abbiamo chiesto di spiegare come si vive la carità nel quotidiano: “Si vive con l’ascolto della Parola di Dio, con il rapporto con il prossimo, cercando di scoprirvi il volto stesso di Dio. Questo in termini generali, però partendo dall’accoglienza del più povero per capire che esso è la presenza di Gesù nel mondo di oggi. La presenza di Gesù va sempre riscoperta, come Lui stesso dice: ‘Non sempre avrete me, ma i poveri li avrete sempre con voi’. Nella misura in cui queste due tensioni si avvertono concomitanti, si ha la straordinaria ricchezza di poter prendere l’uno e l’altro nel rapporto con le persone, partendo dagli ultimi”.

La Caritas era stata creata per operare nel territorio, oggi dopo quasi 50 anni come opera?

“Sempre con lo stesso intento: quello di capire che il soggetto dell’azione pastorale è la comunità, che non può essere appaltata a nessuno, perché essa è il Corpo mistico di Cristo, che spiega il motivo per cui Gesù è morto e risorto. Nella misura in cui la comunità, al suo interno, sa scoprire e comprendere questa missione, facendo agire i diversi settori della pastorale, costruisce se stessa dando spazio a tutti”.

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Siamo nel cratere, quale è stata l’azione della Caritas a favore della popolazione?

“La Caritas è intervenuta immediatamente, in quanto essa ha il principio della sussidiarietà e sostiene le diocesi, come la diocesi sostiene la comunità parrocchiale, che interviene a favore della famiglia, non imponendosi come una sovrastruttura, ma cercando di intercettare quali sono i bisogni nelle esigenze manifestati dalla comunità locale. Questo è il principio che secondo il bisogno delle situazioni va sempre modulato attraverso una costante presenza nel territorio”.

E per tale bisogno sono nati i gemellaggi tra diocesi?

“Proprio per dar corpo a quello detto prima. La Caritas italiana non esiste in astratto ma nell’essere lo strumento della presenza animante della carità in tutta Italia. La bella esperienza dei gemellaggi, che abbiamo come lascito da parte di coloro che ci hanno preceduto, insieme all’altra esperienza dei ‘centri di comunità’, che non vogliono essere primariamente strutture, ma soprattutto segni che cercano di rendere compatta la comunità che nella prova può disfarsi, sta ad indicare che la presenza della comunità cristiana e della Chiesa italiana agisce attraverso la Chiesa locale che si fa prossima”.

Però come fanno in Caritas a essere certi che i soldi raccolti siano davvero tutti spesi e bene?

“Intanto abbiamo un vincolo di mandato e di statuto che impone un tetto del 5% utilizzabile da Caritas per le spese di gestione. Quando poi vai a spendere, se conosci le persone, se ti fidi, se dai fiducia e coraggio, è sempre minore il rischio che le risorse vengano spese male”.

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