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All’ONU, il Cardinale Parolin presenta l’agenda internazionale del Papa

Cardinale Pietro Parolin | Il Cardinale Parolin si rivolge alla 71esima assemblea generale delle Nazioni Unite  | Holy See Mission UN - Facebook Page Cardinale Pietro Parolin | Il Cardinale Parolin si rivolge alla 71esima assemblea generale delle Nazioni Unite | Holy See Mission UN - Facebook Page

Una disamina della situazione internazionale, la richiesta di centrare tutte le politiche dell’agenda 2030 sulla dignità dell’essere umano, e la consapevolezza che non c’è pace senza sviluppo umano integrale: il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, conclude la sua settimana alle Nazioni Unite delineando l’agenda della Santa Sede e chiedendo con forza l’impegno portato avanti dai governi.

“Dobbiamo sempre ricordare che lo sviluppo, specialmente lo sviluppo umano integrale, non può essere imposto” e per questo “uomini e donne, come individui, devono essere quelli che più di tutti sviluppano l’Agenda 2030, dice il Cardinale Parolin. E aggiunge che “lo sviluppo umano integrale è soprattutto impossibile senza la pace”. Ricorda, il capo della diplomazia vaticana, che il Papa ad Assisi ha ricordato ancora una volta l’importanza del dialogo, e mette in luce come i conflitti “non solo rendono assolutamente impossibile” il raggiungimento dell’agenda di sviluppo a livello locale ma “allo stesso tempo distruggono così tante risorse umane, mezzi di produzione ed eredità culturale”.

Il Cardinale Parolin sottolinea che oggi è tornato lo spettro di un conflitto nucleare, e che tra le minacce di oggi c’è il flagello del terrorismo. “Nel corso degli ultimi anni, abbiamo visto le metastasi del terrorismo in così tante parti del mondo”. Il Cardinale cita la Siria e l’Iraq, ma anche oltre il Medio Oriente, nella vita quotidiano di tanti nel mondo.

Il Medioriente rappresenta comunque una preoccupazione costante, perché lì si notano le “terribili conseguenze di una spirale di guerra”, mentre le iniziative di pace non hanno avuto successo nei conflitti di Siria, Iraq e Libia, ma nemmeno nella crisi politica della presidenza del Libano (da un anno non si riesce ad eleggere il president, che per Costituzione è cristiano) e né si fanno passi avanti sul conflitto Israelo-Palestinese.

E il fallimento dei negoziati di pace – aggiunge il Cardinale Parolin – si può notare anche nei conflitti che da anni ormai opprimono le vite di molti nel Sud Sudan, nei Grandi Laici, e ora da due anni e mezzo nell’Ucraina dell’Est. “Sebbene queste situazioni siano tutte state di alto profile – sottolinea il Cardinale – e abbiamo portato una gigantesca quantità di sofferenza umana, siamo ancora molto lontani dal risolverne le cause. Sembra quasi che abbiamo accettato conflitti, guerra e terrorismo come parte della nostra nuova normalità”.

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Non c’è solo l’esigenza di coprifuoco, rispetto della dignità e dei diritti dei popoli che soffrono e accesso all’aiuto umanitario. C’è anche – sottolinea il Cardinale Parolin – il bisogno di facilitare i negoziati con quanti hanno responsabilità diretta e indiretta in conflitti particolari”.

È quello che fa la Santa Sede. Lo ha fatto in Colombia – il Cardiale presenzierà alla firma dell’accordo – lo ha fatto in Siria sin dall’inizio del conflitto (ricorderete la preghiera per la pace in Siria e in Medio Oriente che fu tra le prime iniziative diplomatiche di Papa Francesco).

Eppure, la Siria rappresenta un nodo scoperto, “invasa da tutti i tipi di gruppi armati”, mentre dovrebbe “cessare il fragore delle armi e si dovrebbe dare una chance alla pace, in modo anche che si possa portare assistenza umanitaria a quanti ne hanno bisogno”.

Il modello resta sempre il Libano “nonostante le difficoltà”, perché lì diventa realtà “la convinzione che il bene commune ha bisogno della partecipazione e cooperazione di tutti i settori della società”. E, guardando più in generale al Medio Oriente, la Santa Sede pone come esempio l’accordo concluso con lo Stato di Palestina nel 2015, il primo con uno Stato a maggioranza islamica, chiamato a fungere da modello per le relazioni con gli altri Stati con situazioni simili.

“La Santa Sede rinnova l’appello” a Israele e Palestina di “astenersi da misure unilaterali o illegali di qualunque tipo, che possono costituire un ostacolo alla ricerca di pace e all’avanzamento della soluzione dei due Stati”.

Quindi, il Cardinale affronta il tema “migrazioni”, oggetto del summit con cui le Nazioni Unite hanno inaugurato l’anno. I numeri sono impressionanti: 65 milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case e comunità, e il Cardinale Parolin loda Giordania e Libano e Turchia per l’ospitalità che stanno dando a “milioni di cristiani”. Un movimento di persone tale che “rischia di indebolire il nostro impegno nei valori di solidarietà e ospitalità verso quelli che sono in difficoltà”, valori che sono al cuore del Giubileo Straordinario della Misericordia volute da Papa Francesco.

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E, proprio rifacendosi alla bolla Misericordiae Vultus con cui Papa Francesco ha indetto l’Anno Santo straordinario, il Cardinale Parolin conclude con un appello per l’abolizione della pena di morte.

“Senza un autentico e assoluto rispetto per la vita – sottolinea il Segretario di Stato – non ci può essere alcuno sviluppo che sia autenticamente umano, integrale e sostenibile”. È per questo – aggiunge – che Papa Francesco ha volute un dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, con lo scopo di “promuovere la giustizia e la pace, salvaguardare l’ambiente e prendersi cura dei più deboli”.