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Arte, religione e Patrons dei Musei Vaticani

La volta della Cappella Sistina |  | Musei Vaticani La volta della Cappella Sistina | | Musei Vaticani

Una volta c’era il mecenatismo. Ora ci sono gli sponsors. Ma resta il fatto che l’arte ha bisogno di chi la sostenga. In Vaticano dal 1982 ci sono i Patrons che si occupano dei Musei Vaticani e di molti dei capolavori della Chiesa che hanno bisogno di cure.

E sono proprio i Patrons che qualche giorno fa hanno presentato il senso stesso della loro storia in una conferenza dedicata al rapporto tra arte e religione nell’ambito del “ giovedì dei Musei”-

L'arte ha bisogno della religione? Questo il tema. Un tema che si perde nelle pieghe della storia e che padre Mark Haydu, responsabile dei Patrons ha affrontato con una serie di letture dei testi dei Pontefici. “Credo - ha detto- di poter affermare che la religione e l’arte abbiano bisogno l’una dell’altra e che i loro cammini procedono di pari passo, essendo entrambe le più logiche espressioni della divinità e dell’io. Entrambe frutto dalla spiritualità dell’anima, possono sicuramente raggiungere una comunione e unione. L'arte e la religione sono al crocevia di tre grandi sfere della realtà, Dio, l'uomo, il mondo”.

Così come la religione ha sempre avuto bisogno degli artisti per rendere concreta la nozione astratta di anima, allo stesso modo, gli artisti sono in grado di stabilire un legame speciale con la bellezza grazie alla vocazione, al “talento artistico” donato loro dal creatore, ha ricordato padre Haydu. E guardano alla Cappella Sistina e a Michelangelo ha detto: “ in un’epoca in cui l’unità istituzionale e di credo religioso era più forte, quest’opera d’impareggiabile fattura è riuscita a rendere visibile l’invisibile, concreto l’astratto, limitato l’infinito, e umano il divino. Grazie al mecenatismo papale Michelangelo ha potuto lavorare su una “tela di incredibile valore” come la Cappella Sistina, rendendola ancor più inestimabile seguendo le indicazioni e i desideri del suo committente, ma dando anche espressione alla propria fantasia e creatività. Egli ha affermato con quest’opera il suo diritto all’immortalità artistica”.

É ovvio quindi che l’arte è “una tra le più complete espressioni e mezzi di congiunzione tra mortale e eterno, l’umano e il divino”.

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E lo è in modo particolare nel cristianesimo come ricorda Giovanni Paolo II in Fides et ratio. “La Legge dell'Antico Testamento presenta un esplicito divieto di raffigurare Dio invisibile e inesprimibile con l'aiuto di «un'immagine scolpita o di metallo fuso» (Dt 27, 15), perché Dio trascende ogni raffigurazione materiale: «Io sono colui che sono» (Es 3, 14). Nel mistero dell'Incarnazione, tuttavia, il Figlio di Dio in persona si è reso visibile: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio nato da donna» (Gal 4, 4). Dio si è fatto uomo in Gesù Cristo, il quale è diventato così «il centro a cui riferirsi per poter comprendere l'enigma dell'esistenza umana, del mondo creato e di Dio stesso».”

Un mondo concreto allora quello dell’arte in cui la religione diventa visibile. Ecco che i circa tre milioni di euro che ogni anno vengono destinati al restauro e alla valorizzazione del patrimonio artistico della Santa Sede da una trentina di “capitoli” distribuiti fra il Canada, gli Stati Uniti d’America e l’Europa, diventano anche un dono per la fede.

Sono circa trecento i Patrons che raccolgono fondi in due continenti. La loro storia inizia nel 1982, quando la Santa Sede promosse negli Stati Uniti la mostra itinerante «The Vatican Collections: The Papacy and Art». “Quei tesori esposti all’ammirazione dei cattolici statunitensi- scriveva il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci in un articolo sull’ Osservatore Romano - sollecitarono in molti il desiderio di partecipare, di rendersi utili con l’orgoglio dell’appartenenza e con elargizioni finanziarie”.

Lunga la lista delle opere che grazie al lavoro dei Patrons sono state “curate”. Dagli affreschi quattrocenteschi di Botticelli, Perugino, Ghirlandaio nella Cappella Sistina, la Cappella Niccolina del Beato Angelico e la Paolina di Michelangelo, il recupero del “Vaticano sepolto” con gli scavi di Santa Rosa, la Sala Matisse nel Dipartimento di Arte Religiosa Moderna dei Musei Vaticani.

 

In corso d’opera c’è il cantiere della Galleria delle Carte Geografiche, un corridoio lungo 120 metri affrescato sulle due pareti con le immagini delle regioni d’Italia e  la Scala Santa in San Giovanni in Laterano.

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“Definire i Patrons semplici fundraisers è riduttivo- scriveva Paolucci in occasione del 30 esimo anniversario della loro nascita- Ogni volta che mi capita di accogliere e di salutare un loro capitolo in visita ai Musei Vaticani, ricordo sempre che patrons è una parola inglese che deriva dalla parola latina pater. Ciò significa che la generosità dei patrons non è semplice generosità, è qualcosa di più e di diverso. È una forma di relazione affettiva che ha i caratteri della famigliarità e della paternità. Essere Patrons of the Arts in the Vatican Museums significa essere, in un certo senso, i padri e quindi i garanti e i custodi del patrimonio di storia, di cultura, di fede che la Chiesa ha consegnato a noi perché sappiamo conservarlo, rispettarlo e onorarlo”.