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Ascensione di Gesù. L'opera della salvezza appare compiutamente realizzata

L'Ascensione di Gesù |  | Centro Aletti L'Ascensione di Gesù | | Centro Aletti

Dopo quaranta giorni dalla resurrezione, Gesù con l’Ascensione pone termine alla sua visibile presenza tra gli apostoli e promette la forza dello Spirito Santo. Si stacca da loro e fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi (At 1.8-9). L’Ascensione rappresenta il trionfo di Gesù. San Bernardo di Chiaravalle afferma che con l’Ascensione l’opera della salvezza appare compiutamente realizzata. 

Con l’ascensione, quindi, torna ad aprirsi per noi “la porta del paradiso, che il peccato di Adamo aveva chiuso”. La nostra umanità, infatti, finalmente raggiunge la gloria, è innalzata fino alla sublimità del cielo. Gesù quale Primogenito di molti fratelli (Rm 8.29), ci porta in Paradiso. In Lui l’uomo è pienamente riuscito, si trova definitivamente unito al Padre.

E’ questa la ragione per la quale il testo sacro precisa che, sebbene il Signore si allontani dai discepoli, essi furono pervasi da una grande gioia. Perché? 

1 . Perché scrive San Tommaso, l’umanità gloriosa di Cristo al cospetto del Padre equivale a una supplica per noi. Essa è un’implorazione ad avere pietà di coloro per i quali il Figlio di Dio ha assunto la natura umana (Summa Theologiae III, 57, 6, in c).

2 . Perché celebrando questa festa noi celebriamo il nostro destino e la nostra vocazione: siamo stati creati per essere alla destra del Padre. Nell’Ascensione, dunque, noi troviamo il fine della nostra vita e scopriamo la nostra sorprendente dignità di figli di Dio, destinati alla gloria. 

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L’ascensione sottrae Gesù allo sguardo mai i suoi discepoli non sono abbandonati. Infatti, grazie alla Resurrezione la Sua è ormai una presenza diffusa e prossima. Se salirai al cielo, Gesù è là; se discenderai nelle profondità della terra, lo trovi presente. Oggi mentre vi sto parlando, egli è con me, qui, in questo punto, in questo momento, e se in Armenia, adesso, c’è un cristiano che parla, là è presente (S.Ambrogio).

Questa onnipresenza di Cristo rende facile la sua reperibilità da parte di coloro che lo cercano con cuore sincero. La presenza diffusa e prossima di Cristo risalta soprattutto nei misteri celesti. Più in concreto, la prima forma di presenza di Gesù nella Liturgia è quella che avviene attraverso la Sua parola, nella quale già si incomincia a bere Cristo. La Scrittura non è primariamente una fonte di concetti, ma luogo dell’esperienza di Cristo.

Un secondo livello di presenza di Cristo si trova nei sacramenti, che ci sono solo perché Lui è presente. La sua presenza è particolare soprattutto nell’Eucarestia dove abbiamo la possibilità di ritrovare il suo corpo e il suo sangue. 

Segno della Sua presenza è quindi la Chiesa, la comunità dei credenti che li spinge alla missione. Essi sono inviati ad ammaestrare tutte le genti con l’annuncio dl Vangelo, a battezzarle, rendendole partecipi della vita divina , ad insegnare loro l’osservanza dei comandamenti. 

Cristo, inoltre, non manca negli incontri quotidiani. Il vissuto quotidiano, impreziosito e redento dalla preghiera e dal lavoro, è luogo privilegiato per l’incontro con il Signore Gesù.

 

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