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Asia Bibi, prime parole dal Canada: “Non ho mai indebolito la mia fede”.

E Jan Figel, inviato speciale dell’Unione Europea per la libertà religiosa, spiega ad ACI Stampa le tappe che la hanno portata in Canada

Papa Francesco e i familiari di Asia Bibi | Papa Francesco saluta i familiari di Asia Bibi al termine di una udienza generale nel 2015 | © Service Photo Vatican - SFV Papa Francesco e i familiari di Asia Bibi | Papa Francesco saluta i familiari di Asia Bibi al termine di una udienza generale nel 2015 | © Service Photo Vatican - SFV

Dal luogo in Canada dove è con la sua famiglia a seguito dell’assoluzione dalla condanna a morte per blasfemia, Asia Bibi invia un audio messaggio al mondo, sottolinea di non aver perso la fede, chiede di ascoltare con cura qualunque accusato prima di condannarlo e mostra preoccupazione per quanti sono ancora in prigione condannati per blasfemia in Pakistan.

La donna, madre di cinque figli e al centro di una grande mobilitazione internazionale, era stata condannata a morte per blasfemia nel 2010 in Pakistan, dopo una disputa con delle donne musulmane per via di un bicchiere di acqua. La condanna era stata confermata nel 2014, ma lo scorso anno la Corte Suprema del Pakistana aveva cancellato la condanna. Per otto mesi, Asia Bibi è rimasta con il marito in una località segreta del Punjab per otto mesi, in attesa della revisione della sentenza, e poi si è potuta rifugiare in Canada.

Nel video, Asia Bibi sottolinea di credere in Gesù e attribuisce la sua libertà a Gesù. “Non ho mai indebolito il mio credo. Voglio chiarire questo, che non ho fatto niente di sbagliato. Chiedo a tutto il mondo di pensare prima di prendere una decisione sbagliata. Ascoltate, prima, poi decidete”.
Asia Bibi chiede anche di pensare alle persone “nel braccio della morte per blasfemia”, di pensare loro “in maniera positiva e di essere positivi nei loro confronti”, di andarli a visitare ed ascoltarli. E poi aggiunge: “Questo è il mio messaggio, è la mia passione, è la mia richiesta al mondo. Per favore, in nome di Dio, non accusate nessuno ingiustamente”.

Infine, chiede che “tutti i popoli da tutte le religioni devono vivere insieme in pace, sicurezza e fratellanza”.

In particolare, Asia Bibi ringrazia Jan Figel, inviato speciale dell’Unione Europea per la libertà religiosa fuori dell’Europa.

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Parlando con ACI Stampa, Jan Figel ha sottolineato che la ragione per cui Asia Bibi è dovuta rimanere in Pakistan otto mesi prima di poter essere messa al sicuro è dovuta al fatto che “il governo di Imran Khan e le forze militari in Pakistan hanno usato questo ritardo per portare la situazione nella nazione sotto vero controllo”.

Figel ha anche detto che “sotto il precedente governo di Sharif, i mullah con relativamente piccoli gruppi di seguaci potevano prendere le strade in ostaggio, e de facto hanno dettato alcune decisioni al governo eletto. Ora, i leader dei gruppi militanti e gli estremisti violenti sono stati messi in carcere dopo le pubbliche proteste”.

Figel ha lanciato la Dichiarazione per la Dignità Umana per Tutti e in Ogni Luogo, firmata da accademici e politici. Figel è stato coinvolto nel caso Asia Bibi anche per mettere in luce i temi della libertà religiosa, considerando che il caso della donna pakistana è diventato famoso in tutto il mondo perché si è trattato di un evidente “abuso della libertà di religione”.

Figel ha potuto andare in Pakistan la prima volta nel dicembre 2017, dopo un anno di lavoro, e ha fatto una seconda visita nel 2018. Figel ha sottolineato che “nei miei dialoghi, a tutti i livelli, ho parlato dell’importanza della dignità e della giustizia per tutti gli abitanti del Pakistan, specialmente le minoranze. Ho parlato instancabilmente con i miei interlocutori di alto livello dell’importanza che ci siano chiari segni che le autorità pakistane si stanno muovendo verso uno Stato di diritto e una giustizia per tutti. La giustizia in ritardo è una giustizia negata”.

Durante i suoi incontri, Figel ha anche messo in luce come il caso di Asia Bibi fosse sotto osservazione da parte di tutta la comunità internazionale. Il Pakistan si sentiva protetto da una serie di rapporti commerciali con l’Unione Europea, ma Figel ha sottolineato che “lo status quo” non è abbastanza, e che il Pakistan avrebbe dovuto anche rispettare i trattati internazionali che proteggono le minoranze.

Nonostante tutti questi colloqui, Figel ha notato che “ci sono stati reali progressi solo dopo le elezioni d’estate in Pakistan e con l’arrivo del governo di Irman Khan. Il governo è stato tanto coraggioso da togliere la responsabilità dalle mani dei gruppi militanti che, durante il precedente governo avevano tenuto in ostaggio la nazione”.

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Dopo la decisione della Corte Suprema di rilasciare Asia Bibi, il ruolo di Figel è stato indirettamente messo in luce da una dichiarazione del novembre del 2018 da parte del network islamico militante Pakistano. La dichiarazione attaccava il governo di Imran Khan e gli alleati che stavano liberando Asia Bibi, e tra questi includevano Figel come alleato di questo governo.

L’inviato speciale dell’Unione Europea ha detto di aver “realizzato a quel punto che sarei potuto diventare un obiettivo dell’estremismo violento. In fondo, hanno ucciso i difensori di Asia Bibi (come il ministro federale Shabbaz Bhatti, il governatore del Punjab Salman Taseer) e hanno molti seguaci all’estero”.

Dopo il rilascio di Asia Bibi, non ha potuto visitare il Pakistan, ma ha potuto tenersi in contatto con Asia Bibi in maniera regolare, mentre lei era in custodia in un posto segreto in Punjab. “Abbiamo avuto anche frequenti scambi video ed audio grazie a un mio collaboratore in Punjab che è stato molto coraggioso. Asia Bibi è stata grata per la sentenza positiva e il fatto che i bambini fossero sicuri all’estero. Ma con i lunghi ritardi dovuti alla revisione giuridica della sentenza e nessuna certezza su come tutto si sarebbe evoluto, aveva bisogno di supporto umano e psicologico in alcuni periodi”.

Dopo la sentenza positiva della Corte Suprema, era chiaro che la famiglia dovesse lasciare il Paese, e così sono cominciati i lavori per garantire alla famiglia assistenza umanitaria di emergenza in diverse nazioni. Si parlava di tre diverse nazioni europee e del Canada, e il Canada a dicembre ha confermato formalmente che avrebbe garantito asilo con una dichiarazione del Primo Ministro Justin Trudeau a Parigi, durate il centesimo anniversario della Prima Guerra Mondiale.

Così, “con l’aiuto di un’altra nazione, le figlie di Asia Bibi e la famiglia che si prendeva cura di loro sono state portate da Lahore a un posto sicuro in Canada, l’unica nazione che era pronta ad accoglierlo”.

I negoziati sono stati supportati dalla Santa Sede, e un segnale incoraggiante è venuto dalla decisione di Papa Francesco di creare cardinale l’arcivescovo di Karachi Joseph Coutts nel 2018.

Quando Asia e suo marito Ashiq hanno avuto il passaporto e il permesso di viaggiare, “il Canada era l’unica destinazione logica dove la famiglia si sarebbe riunita. Questo è stato un tema decisivo. Altri governi hanno offerto assistenza, ma il Canada era la soluzione più semplice”.

Figel ha aggiunto che “Asia Bibi è una donna mirabilmente coraggiosa e una madre attenta. Non ha mai abbandonato la sua fede cristiana, e se si fosse convertita avrebbe avuto la libertà immediata. Ha rappresentato un incoraggiamento per molti altri che affrontano accuse di blasfemia”.

La sua figura può essere alla base di un movimento di riforma in Pakistan che tocca anche la legge sulla blasfemia. Non solo. Per Figel, tutto questo prova che l’Unione Europea è un “soft power che può facilitare positivi cambiamenti nel mondo su giustizia, sviluppo sostenibile, protezione dei diritti umani, attraverso una più efficiente promozione della Libertà Religiosa”.