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Attacchi a Parigi, le confessioni religiose: “Reagire al male, portare speranza”

Manifestazione piazza Farnese | Manifestazione davanti l'ambasciata di Francia a Roma per piangere le vittime degli attacchi di Parigi, 14 novembre 2015 | Ann Schneible / CNA Manifestazione piazza Farnese | Manifestazione davanti l'ambasciata di Francia a Roma per piangere le vittime degli attacchi di Parigi, 14 novembre 2015 | Ann Schneible / CNA

C’è un mondo musulmano che si è espresso con chiarezza, a cominciare dall’importante moschea di al-Azhar, nel condannare gli attacchi di Parigi, che hanno un bilancio di vittime che per ora sfiora le 130 persone. Ma sono tutte le confessioni religiose a stringersi intorno alla Francia, a condannare gli attacchi, a sottolineare che non c’è niente di religioso negli attentati che hanno sconvolto Parigi.

Anglicani

Il primate anglicano Justin Welby, arcivescovo di Canterbury, ha sottolineato che “la tristezza di Parigi spezza il cuore e il male di quanti hanno preparato e perpetrato le atrocità di Parigi è oltre misura.” L’arivescovo Welby sottolinea poi che “la Francia è profondamente ferita, ma preverrà con quel coraggio e forza che ha sempre mostrato,” anche perché “dovunque ci sia tanta malvagità, Cristo soffre di nuovo nella sofferenza di ogni essere umano.”

L’arcivescovo Welby sottolinea che la violenza di questo “gruppo malvagio” crea “terrore a tutti, incluso il mondo musulmano” nel quale “molti si oppongono ai suoi atti codardi.” Si tratta, per il numero uno anglicano, di “una lotta globale e generazionale contro un culto malvagio che ha scelto la morte e la paura,” mentre noi “scegliamo vita e speranza” nel “superare il loro odio con il potere di Dio.”

Ortodossi Russi

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Il Patriarca Kirill, capo degli ortodossi russi, ha fatto trasparire il suo sgomento con una lettera indirizzata dirittamente a François Hollande, presidente francese. È una lettera di “condoglianze” a nome degli ortodossi russi, che ricorda come “il terrorismo porti innumerevoli disastri, distrugge le vite delle persone e cerchi di creare paura.” Ci vuole “una volontà risoluta che faccia superare le differenze esistenti e mobiliti nazioni e popolazioni per una resistenza coraggiosa e congiunta a questo male.”

Sempre dal mondo ortodosso, arriva una dichiarazione del metropolita Emmanuel, presidente dell’Associazione di vescovi ortodossi di Francia. Il metropolita sottolinea che lui e gli altri vescovi ortodossi di Francia stanno “pregando intensamente per le vittime” e afferma che questa tragica situazione “suona come un appello all’unità nazionale, al rafforzamento della ita insieme, alla protezione dei valori fondamentali della nostra Repubblica.”

Luterani

I Luterani rispondo agli attacchi con una dichiarazione ufficiale del vescovo Munib A: Younan e del reverendo Martin Junge, rispettivamente presidente e Segretario Generale della Lutheran World Federation. Nella dichiarazione, la “più ferma condanna” degli attacchi di Beirut e Parigi (e anche il Cardinal Vingt-Trois, e altri, hanno ricordato l’attentato di Beirut, che ha preceduto di pochi giorni quello di Parigi causando una quarantina di vittime, senza però fare notizia).

Secondo i vertici della World Lutheran Federation “i recenti attacchi non devono scoraggiare gli sforzi delle persone di pace a lavorare insieme per promuovere la pace e la giustizia, reiterando un enfatico ‘no’ allo uso di motivi religiosi per giustificare la violenza.”

“Questo è il tempo per chiese, sinagoghe e moschee di pregare e lavorare anche più duramente per la pace all’interno delle proprie comunità, lavorando insieme ogni qualvolta sia possibile.”

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Ebrei

Dal mondo ebraico, arriva invece la ferma condanna di Ronald S. Lauder, presidente del World Jewish Congress, che ha definito gli attacchi “un indicibile crimine contro l’umanità.” “Questi eventi – scrive Lauder – colpiscono ognuno di noi. Il fatto che nel mezzo di una capitale europea attentatori suicidi causino una tale carneficina è shockante.” Lauder fa un parallelo tra l’11 settembre e gli attacchi di oggi, entrambi deliberatamente scelti come un simbolo. “Non è una coincidenza che Parigi, la città della luce, sia stata scelta dai terroristi dello Stato islamico come luogo per questo ultimo bagno di sangue,” dato che “per secoli, i cittadini di questa grande città sono stati in prima linea nella lotta per la libertà e la democrazia, contro la schiavitù e il fanatismo.”

Lauder fa un appello: “E’ il tempo per il mondo di rimanere unito di fronte a questo comune nemico, nel dolore e nella risolutezza. I leader di tutti i credi, colori politici e nazionalità devono mettersi insieme ed agire. Il mondo non può rimanere silenzioso di fronte a questa minaccia.”

 Dal mondo della cultura: il KAICIID

Importante anche la reazione del consiglio dei direttori del KAICIID, il centro per il dialogo interreligioso con sede a Vienna fondato e sponsorizzato dall’Arabia Saudita, di cui la Santa Sede è osservatore permanente. Il consiglio dei direttori è formato da rappresentanti delle cinque grandi religioni del mondo (cristianesimo, ebraismo, Islam, induismo e buddhismo). Nella sua nota ufficiale, il consiglio ha sottolineato che “nessuna religiosa permette il pregiudizio, la violenza o il terrorismo. Tutte le religioni cercano una coesistenza pacifica. In risposta alla violenza, le persone responsabili di pace devono agire insieme in tutta la loro diversità per combattere il pregiudizio, i discorsi di odio e l’incitamento alla violenza.” Esprimendo solidarietà alle vittime, il consiglio dei direttori del KAICIID riafferma “l’impegno a promuovere il mutuo rispetto e la comprensione tra i popoli di differenti religioni e culture, e rifiutiamo con forza il terrorismo e la manipolazione delle credenze religiose per promuovere l’odio e giustificare la violenza.