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Avsi, un impegno trentennale nell'Africa che attende Papa Francesco

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“Mettersi a disposizione della singola persona, delle famiglie e delle comunità”, “tramite l’applicazione di un metodo che punta tutto sul fattore umano per lo sviluppo di un popolo”. E’ un impegno trentennale nei paesi africani che presto saranno visitati da Papa Francesco quello di Avsi, la Fondazione legata a Comunione e Liberazione, che dal 1984 opera in Uganda su iniziativa di alcuni medici italiani.

I professionisti lavoravano all’interno dell’ospedale missionario St. Joseph’s a Kitgum ma “ritennero necessario iniziare una collaborazione formale con l’ospedale e le istituzioni locali per migliorare la qualità dei servizi offerti e favorire una presenza chiara e definita del personale espatriato”.

In Kenia, Avsi è invece impegnata soprattutto nel settore dell’educazione, dell’infanzia e della formazione professionale dal 1986 e – fanno sapere - “da sempre ha operato ed opera favorendo lo sviluppo delle comunità e realtà locali attraverso la promozione di partnership a vari livelli” e oggi non tralascia di spendersi nel settore sanitario.

In Kenia AVSI collabora con 22 partner locali tra cui il COWA – Companionship of Works Association e Cardinal Otunga Charitable Trust, con cui co-gestisce stabilmente alcuni progetti ed opere. “Il primo progetto significativo – fanno sapere da Avsi - è stata la realizzazione della scuola professionale St.Kizito a Githurai, un quartiere periferico di Nairobi che dal 1994 offre a 350 ragazzi e ragazze all’anno la possibilità di ottenere una qualifica professionale attraverso diverse tipologie di corsi di formazione; dal 2010 la St.Kizito ha aperto una scuola professionale anche a Kibera, uno dei più grandi slum dell’Africa”.

Circa la presenza in Uganda, Avsi ha rafforzato la sua presenza con uffici a Kampala, attuale quartier generale, nelle aree di Pader e Hoima e con una presenza in dodici altri distretti del Paese. “Nel corso degli anni, centinaia di progetti sono stati portati a termine nei settori sanitario, psicosociale, educativo, agricolo e nutritivo, oltre a iniziative legate al contrasto dell’HIV/AIDS, allo sminamento dei campi e alla gestione dei campi per IDP”.

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“Il Nord Uganda ha attraversato lunghi periodi di instabilità – fanno sapere dalla Ong -, in seguito ai sanguinosi scontri tra ribelli e le forze governative ugandesi e al conflitto al confine con il Sudan. Eventi che si sono tradotti in una massiccia presenza di rifugiati e hanno richiesto allo staff di AVSI grande attenzione ai nuovi bisogni delle popolazioni, oltre a una significativa flessibilità dei progetti in corso, spesso rapidamente trasformati da programmi a lungo termine a interventi di emergenza e viceversa”.