C’è una netta “condanna del malcostume e del malaffare che sembrano diventati un “regime” talmente ramificato da essere intoccabile”. Tra gli “esempi”, anche riferiti alla stretta attualità, ci sono “corpi in stato di corruzione”, che “ammorbano l’aria che si respira, avvelenano la speranza e indeboliscono le forze morali”. Il cardinale Angelo Bagnasco apre il Consiglio permanente della Cei con una prolusione di venti minuti, ricca di interrogativi e di questioni da mettere subito nell’agenda del Paese: “Senza dubbi, diciamo che si deve reagire e che è possibile”, perché “ciò è insopportabile” e rappresenta un’“offesa gravissima per i poveri e gli onesti”.

La eco delle parole di Papa Francesco a Napoli è troppo recente per non essere colto. Tra le istanze urgenti, dice il Cardinale Presidente della Cei, il compito dei vescovi è quello di dare “voce alla gente e, purtroppo, quella voce incalza le nostre parrocchie e diventa grido: invoca lavoro per chi l’ha perso e per chi non l’ha mai trovato. Invoca lavoro per chi è sfiduciato e si arrende mettendosi ai margini della società, facile preda della malavita. E con la disoccupazione, l’instabilità sociale cresce fatalmente”. Ecco perché “ogni soggetto – spiega Bagnasco - ha il dovere di fare del proprio meglio per il bene della gente che è in gravi difficoltà e che spesso è stremata” e “la Chiesa è vicina a ogni persona di buona volontà senza preclusioni o preferenze”.

La Chiesa ha i suoi progetti che spesso sopperiscono a situazioni estreme, ma non si possono sempre “tappare i buchi”; per costruire una società più equa, “occorre investire perché la competizione globale esige di essere sempre all’avanguardia; perché le nostre eccellenze devono essere difese con una continua ricerca; perché le professionalità non deperiscano; perché il patrimonio nazionale non prenda il volo per altri lidi, vanificando così i segnali positivi di ripresa che vengono rilevati dagli esperti”.

Tra le sfide richiamate da Bagnasco, anche il tema della “cultura e della scuola”: “è in gioco – dice - la libertà di educazione dei genitori per i loro figli”. Si riferisce in particolare alla “dilagante colonizzazione da parte della cosiddetta teoria del “gender”, “sbaglio della mente umana”, come ha detto il Papa a Napoli sabato scorso”. E da qui una domanda: “Genitori che ascoltate, volete questo per i vostri figli?”. Perché, argomenta Bagnasco, “il gender si nasconde dietro a valori veri come parità, equità, autonomia, lotta al bullismo e alla violenza, promozione, non discriminazione… ma, in realtà, pone la scure alla radice stessa dell’umano per edificare un “transumano” in cui l’uomo appare come un nomade privo di meta e a corto di identità”. Cita la teoria Queer, il cardinale, e ribadisce che “combatte contro il normale, il legittimo, e ingloba tutte le soggettività fluide: non si riferisce a nulla in particolare, si presenta paradossalmente come “un’identità senza essenza””.

C’è urgenza, fa capire Bagnasco; perché spesso sembrano questioni “astratte e lontane”, invece sono “vicinissime e concrete”: il rischio è quello di “costruire delle persone fluide che pretendano che ogni loro desiderio si trasformi in bisogno, e quindi diventi diritto. Individui fluidi per una società fluida e debole”.

Il Presidente dei vescovi italiani saluta l’elezione di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica italiana, “riferimento unitario” e “supremo garante della democrazia e delle tradizioni del Paese”: “Mentre gli esprimiamo la nostra lealtà di cittadini – dice -, gli rivolgiamo altresì l’assicurazione della nostra preghiera”.

Sono continui, poi,  i riferimenti del Cardinale di Genova al magistero di Papa Francesco, cui vanno le  parole di gratitudine per l’indizione del Giubileo straordinario della misericordia, “regalo che è anche un invito e un auspicio, quello di camminare più spediti e lieti nella via della conversione del cuore e della vita personale ed ecclesiale”. Tanti i percorsi aperti nella vita della Chiesa e citati da Bagnasco, come il prossimo Sinodo sulla famiglia, in fase di preparazione anche nelle diocesi e regioni italiane, l’anno dedicato ai consacrati, ma soprattutto il prossimo Convegno di Firenze, che si basa su quelle “cinque vie” che prendono spunto proprio dalla Evangelii Gaudium.

Ampliando lo sguardo sul mondo, Bagnasco cita l’esecuzione orribile dei copti e spiega che “non possiamo non rimanere dolorosamente attoniti di fronte alla persecuzione contro i cristiani che cresce e si incrudelisce”. “Il mondo della fede – aggiunge -, del buon senso comune, il mondo dell’umano, rimane sconcertato e percosso”, ma soprattutto si chiede “Perché perseguitare e uccidere? Perché tanta barbarie compiaciuta ed esibita sul palcoscenico mediatico del mondo? Perché non fermarsi neppure davanti ai bambini, agli inermi?” “È forse l’odio per l’Occidente?”, si chiede ancora, oppure la “rabbia di sapersi perdenti di fronte alla storia che incalza inesorabile? È forse la ritorsione verso un consumismo che allenta i vincoli, stempera le idee, tende ad appiattire gli ideali e a ridurli al benessere materiale? È forse il tentativo turpe e macabro di regolare i conti all’interno del proprio mondo culturale e seminare terrore tra coloro che la pensano diversamente? C’è forse la speranza che l’Occidente ceda alle feroci provocazioni e reagisca?”.

Certamente, continua, “la ragione, prima ancora che le fedi, non può non condannare tanta barbara e studiata crudeltà contro le minoranze e in particolare contro i cristiani solo perché cristiani. E non può non condannare strategie folli e sanguinarie che portano indietro l’orologio della storia”. Ma soprattutto, “la religione non può mai essere impugnata per uccidere o fare violenza: invocare il nome di Dio per tagliare le gole è una bestemmia che grida al cospetto del cielo e della terra”.

Rimane “urgente la responsabilità di assicurare i diritti della libertà religiosa nel mondo”, continua, ma il richiamo all’Europa è quello di fare “un serio esame di coscienza sul fenomeno di occidentali che si arruolano negli squadroni della morte”, senza “liquidare la questione sul piano sociologico”, perché, dice il Presidente dei Vescovi, “il problema è innanzitutto di ordine culturale: non si può svuotare una cultura dei propri valori spirituali, morali, antropologici senza che si espongano i cittadini a suggestioni turpi. In questo senso, la cultura occidentale è minacciata da se stessa e favorisce il totalitarismo”.