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Cantalamessa: “Avere fiducia nello Spirito Santo”

Seconda predica di Avvento |  | L'Osservatore Romano, ACI Group Seconda predica di Avvento | | L'Osservatore Romano, ACI Group

Lo Spirito Santo e il carisma del discernimento. E’ il tema su cui si è soffermato padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, per la seconda predica di Avvento, stamani nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano, alla presenza di Papa Francesco e della Curia romana.

Padre Raniero Cantalamessa prosegue le riflessioni sull’opera dello Spirito Santo nella vita della Chiesa e del cristiano, soffermandosi in particolare sul significato del discernimento.

Il “discernimento degli spiriti” è quel dono che permette di “distinguere tra le parole ispirate o profetiche”, che provengono “dallo Spirito di Cristo”, da quelle che provengono “dallo spirito dell’uomo, o dallo spirito demoniaco, o dallo spirito del mondo”. Con l’evangelista Giovanni il discernimento “comincia ad essere usato in funzione teologica”, come criterio per discernere “le vere dalle false dottrine, l’ortodossia dall’eresia”.

Per il predicatore della Casa Pontificia esistono due campi in cui esercitare il dono del discernimento della voce dello Spirito: quello ecclesiale e quello personale. La Chiesa, alla luce del Concilio Vaticano II, scruta i “segni dei tempi” alla luce del Vangelo, non per applicare “alle situazioni e ai problemi nuovi che emergono nella società” i rimedi e le regole “di sempre”, bensì per dare ad essi risposte nuove.

Poi Cantalamessa si sofferma sulla distinzione tra “peccato” e “peccatore”: “Il peccatore è una creatura di Dio, fatta a sua immagine, e conserva la propria dignità, nonostante tutte le aberrazioni; il peccato, al contrario, non è opera di Dio, non viene da lui, ma dal nemico. È lo stesso motivo per cui Cristo si è fatto in tutto simile a noi, ‘fuorché nel peccato”.

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Di seguito, padre Cantalamessa spiega come lo Spirito guidi la Chiesa talora “attraverso rivelazione” o “ispirazione profetica”, talora “collegialmente, attraverso il paziente e difficile confronto, e perfino il compromesso, tra le parti e i punti di vista diversi”.

“Bisogna dunque avere fiducia – evidenza il cappuccino -  nella capacità dello Spirito di operare, alla fine, l’accordo, anche se a volte può sembrare che l’intero processo sfugga di mano. Ogni volta che i pastori delle Chiese cristiane, a livello locale o universale, si riuniscono per fare discernimento o prendere decisioni importanti, dovrebbe esserci nel cuore di ognuno la fiduciosa certezza che il “Veni creator” ha racchiuso nei nostri due versi: “Ductore sic te praevio – vitemus omne noxium, con te che ci fai da guida, eviteremo ogni male”.

Passando poi al discernimento personale Cantalamessa lo Spirito Santo “aiuta a valutare le situazioni e orientare le scelte”, non solo in base a criteri di saggezza e prudenza umana, ma anche “alla luce dei principi soprannaturali della fede”. In questo processo, per il cappuccino, ci aiuta Sant’Ignazio di Loyola, suggerendo di immedesimarsi profondamente su una delle scelte, per un tempo più o meno prolungato e valutare se le “reazioni del cuore di fronte a tale scelta” sono di pace oppure di inquietudine; poi ripetendo la stessa operazione con la seconda ipotesi, anche stavolta “in un clima di preghiera, di abbandono alla volontà di Dio, di apertura allo Spirito Santo”.

Il discernimento non è una tecnica, ma un carisma. Questo intende sottolineare il predicatore, che aggiunge: “Lo Spirito Santo è lui stesso la volontà sostanziale di Dio e quando entra in un’anima 'si manifesta come la volontà stessa di Dio per colui nel quale si trova'. Il discernimento non è, nel suo fondo, né un’arte, né una tecnica, ma un carisma, cioè un dono dello Spirito! Gli aspetti psicologici hanno una grande importanza, ma ‘secondaria’, vengono cioè in secondo luogo”.

Altra fase del discernimento è l “esame di coscienza”, che non consiste solo nella “confessione” dei peccati ma richiede “una capacità costante di mettersi sotto la luce di Dio e lasciarsi scrutare nell’intimo da lui”.

Non basta presentare al Signore “un elenco di imperfezioni, confessate per sentirsi più a posto”, senza un atteggiamento di reale pentimento.

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“Ne nasce quindi - conclude il predicatore della Casa Pontificia-  una rinnovata decisione di affidarci in tutto e per tutto alla guida interiore dello Spirito Santo: ne abbiamo il più luminoso esempio nella vita stessa di Gesù, che non intraprese mai nulla senza lo Spirito Santo”.