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Carcere Tullianum, qui Pietro battezzò 47 detenuti e carcerieri

Carcere Tullianum |  | VG, ACI Stampa
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Carcere Tullianum | | VG, ACI Stampa
Carcere Tullianum |  | VG; ACI stampa
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Carcere Tullianum |  | VG; ACI Stampa
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E' probabilmente il carcere più antico di Roma se non del mondo intero, e secondo l'agiografia cristiana medievale vi furono incarcerati San Pietro e San Paolo. E' il Carcer Tullianum, conosciuto anche come Carcere Mamertino, riaperto questa estate dopo un lungo periodo di scavi e lavori grazie al contributo dell’Opera Romana Pellegrinaggi. E’ il luogo dove probabilmente Pietro iniziò la sua missione come Capo della Chiesa, in quanto proprio qui, da prigioniero, battezzò 47 persone tra detenuti e carcerieri.

In merito al Tullianum, un’antichissima tradizione racconta di un’azione miracolosa di San Pietro, che con un bastone colpì la roccia e fece scaturire l’acqua che utilizzò per battezzare; nei secoli questo luogo è stato, dunque, anche un luogo di grande devozione ancora molto visitato in pellegrinaggio da chi si reca a Roma.

Il viaggio storico e spirituale nella prigione dei due apostoli amati da Gesù, nel vivo dei Fori Romani, è caratterizzato da una grande ricchezza archeologica datata più di 3.000 anni.  Il Carcer si trova al di sotto della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami – XVI secolo – affacciandosi sul Foro Romano, una delle viste più suggestive della città.

In una lettera di San Pietro ritroviamo esattamente gli elementi che hanno caratterizzato la permanenza dell’apostolo nel Carcere Tullianum: la roccia, l’acqua, il buio, poi la luce. Sono i simboli sui quali San Pietro fondò la Chiesa, proprio come gli aveva chiesto Gesù. E le pietre umide della cella, dove Pietro e Paolo vennero anche incatenati, sembrano raccontarci tutto questo.

Per l’agiografia cristiana medioevale, l’ambiente più basso del Tullianum (ora accessibile attraverso una scala) fu il luogo d’internamento degli apostoli Pietro e Paolo. Secondo un racconto, Pietro cadde mentre scendeva nella sua cella. E batté il capo contro la parete. Vi restò un’impronta nella pietra (dal 1720 protetta da una grata) che ancora adesso si può vedere.

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Il Carcer è un grande luogo di fede, ma, come tutti i luoghi di fede, ha radici antichissime e di natura simbolica. Il Carcere Mamertino venne consacrato al culto da Papa Silvestro nel 314. Gli scavi condotti dall’ORP hanno portato alla luce nuovi reperti ed elementi prima ignoti, che non stravolgono la natura di questo luogo, ma la confermano e ne ampliano la conoscenza.

Come per esempio i meravigliosi affreschi presenti, ci sono ben quattro strati, e oggi sono visibili grazie all’utilizzo di un tablet multimediale: una delle prime raffigurazioni della Madonna della Misericordia, se non la prima in assoluto, presente in un affresco datato XIII secolo; la più antica testimonianza per il carcere della presenza sia di San Pietro che di San Paolo nella cella raffigurati insieme e infine un meraviglioso affresco che riprende Gesù in un abbraccio al primo Capo della Chiesa, dove tra loro si evidenzia una speciale famigliarità.

Sono solo alcune delle perle del Carcere Tullianum, dove i nemici di Roma venivano gettati direttamente da un buchetto presente sulla “Via Sacra” e in attesa di “giudizio”. Doveva di certo essere un luogo di reclusione orribile questo Carcere Mamertino se, in seguito ad una visita, Calpurnio Flacco ne scriveva: “Risuonano lì dentro i colpi di frusta, la lordura martoria i corpi, le mani sono oppresse dalle catene", mentre Sallustio era ancora più duro nel dire che “il suo aspetto è ripugnante e spaventoso per lo stato di abbandono, l’oscurità e il puzzo”. E pensare che proprio lì, tra quelle mura umide, iniziò il lungo e infinito viaggio della Chiesa di Cristo per giungere a tutti i popoli del mondo. Perché come scrisse Pietro in una sua lettera: “Ora siamo diventati un unico popolo”.