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Cardinale Collins: “La secolarizzazione? Solida come lo era l’Impero Romano”

I vescovi del Canada in visita ad limina | I vescovi del Canada, zona Ontario, in visita ad Limina da Papa Francesco, 25 aprile 2017  | L'Osservatore Romano / ACI Group I vescovi del Canada in visita ad limina | I vescovi del Canada, zona Ontario, in visita ad Limina da Papa Francesco, 25 aprile 2017 | L'Osservatore Romano / ACI Group

Il Cardinale Thomas Christopher Collins, arcivescovo di Toronto, è ottimista: nonostante in Canada la secolarizzazione sia strisciante e solida, in fondo è “solida come lo era l’Impero Romano”. E fa l’esempio della sua diocesi, dove “ogni anno viene costruita una nuova chiesa”.

È con questa ventata di ottimismo che il Cardinale Collins ha guidato la delegazione dei vescovi canadesi della Regione Ontario, in visita ad limina in questi giorni a Roma, che ieri hanno avuto un lungo incontro con Papa Francesco. Dell’incontro, il Cardinale Collins non vuole riferire dettagli, perché “era una conversazione privata”, né dilungarsi in particolari sulla durata “perché quando si sta bene, non ci si rende conto di quanto durano le cose”. Di certo, i vescovi dell’Ontario hanno portato al Papa la particolare situazione che stanno vivendo. A partire dalla drammaticità della legge sull’eutanasia.

Quali sono le maggiori preoccupazioni per i vescovi canadesi?

Siamo molto preoccupati per i giovani, ci chiediamo come possano vivere nella luce di Cristo all’interno di una società secolarizzata. Ma in questo momento affrontiamo un problema molto concreto, che è quello della legge sull’eutanasia.

Quanto è concreto il problema?

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Nel 2015 la Corte Suprema ha eliminato l’eutanasia dai crimini federali, e nel 2016 il Parlamento Federale ha creato la legislazione per apportare le modifiche necessarie perché la sentenza della Corte Suprema fosse trasferita nel codice. In Canada, le competenze sui temi della salute e dell’educazione sono provinciali, non federali, e dunque vanno implementate nei territori. 

Quali sono i vostri obiettivi?

Abbiamo lanciato una campagna per l’obiezione di coscienza. Chiediamo che gli ospedali cattolici e gli individui possano rifiutare di praticare l’eutanasia. Nella regione dell’Ontario abbiamo un problema ulteriore: il College of Physicians and Surgeons dell’Ontario, una organizzazione stabilita dall’amministrazione provinciale che regola in qualche modo la professione medica, ha un codice. In questo codice, viene stabilito che, se anche un medico non è d’accordo nel portare a termine le procedure dell’eutanasia per ragioni di coscienza, non è costretto a portare a termine la procedura, ma deve preparare tutto perché un altro possa compiere la procedura. Ma mettere a punto la procedura significa comunque facilitare l’eutanasia, e andare contro la propria coscienza.

Quanto è compreso il problema nella società?

La società è così secolarizzata che le persone non si rendono nemmeno conto del problema. Ma noi sul tema lavoriamo con tutte le religioni – ebrei, musulmani, cristiani.

Quali sono le reazioni in Vaticano? Come rispondono quando presentate il problema?

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Noi inviamo loro rapporti scritti, e i dicasteri sono lieti di conoscere la situazione, è importante per noi informare la Santa Sede.

E quali sono le reazioni a livello locale?

Noi ci battiamo per l’obiezione di coscienza, ed estendiamo il tema agli ospedali. Ci viene risposto che gli ospedali non hanno coscienza, ma gli ospedali cattolici sì, ce l’hanno! È una coscienza che viene direttamente dalla missione che sono chiamati a compiere. Ogni ospedale invece viene forzato ad avere tutte le possibilità, ma in un ospedale cattolico ci sono solo medici obiettori. Lì sei ‘obbligato’ a farti curare da medici che rifiutano di uccidere.

Come si può spiegare questo alle persone?

Ora la campagna viene fatta su una domanda: preferisci urlare di dolore o morire? Tutti preferiscono morire, in quel caso. Ma nessuno nota che il dolore arriva perché non vengono somministrate le terapie appropriate, non vengono fatte cure palliative. Uccidere il dolore non significa uccidere la persona. E così le persone vengono uccise perché non vengono curate adeguatamente.

Il primo ministro Justin Trudeau sarà dal Papa a fine maggio, forse il 29. Spera che qualcosa cambierà a livello legislativo?

Ormai tutto è nelle mani delle leggi provinciali. Ma del premier Trudeau si deve ricordare che ha dato 650 milioni di dollari di fondo per l’aborto, e mi chiedo quanto sarebbe stato meglio se avesse investito 650 milioni di dollari nelle cure palliative.

In tutto questo, c’è anche una sfida educativa forte?

La secolarizzazione è ovunque, ma la Chiesa è forte. Nella mia diocesi costruiamo una chiesa l’anno, e prossima settimana dovrò ordinare cinque nuovi sacerdoti. C’è speranza. Ci sono i problemi, ma non sono scoraggiato.

Ma la secolarizzazione non è solida?

Lo è come lo era l’Impero Romano. Abbiamo molti problemi, ma stiamo lavorando. Passo molto tempo nelle strade, parlo con i giovani: c’è molta buona gente. È come nel Signore degli Anelli: Sauron è molto potente, ma il piccolo Hobbit lo batte ogni volta.