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Carlo Acutis diventerà “patrono di internet”? A Milano chiusa la causa di canonizzazione

Carlo Acutis |  | Officina della Comunicazione Carlo Acutis | | Officina della Comunicazione

E’ intensa e straordinaria la storia del giovane Carlo Acutis. Tanto che oggi, giovedì 24 novembre, alle ore 17.00, in Arcivescovado a Milano, l’Arcivescovo, il cardinale Angelo Scola, presiederà la chiusura del processo diocesano di canonizzazione del ragazzo. Morto di leucemia a soli 16 anni, che amava in maniera uguale e speciale l’Eucaristia ed internet, a lui e alla sua vita sono stati dedicati un docufilm e un libro.

Al termine della cerimonia in Curia, al Cinema Apollo, sarà presentato il documentario su Carlo Acutis realizzato dall’Officina della Comunicazione in collaborazione con il Centro Televisivo Vaticano “La mia autostrada per il cielo - Carlo Acutis e l’Eucarestia”, insieme al volume “Un genio dell’informatica in cielo. Biografia di Carlo Acutis” (Libreria Editrice Vaticana), scritto da Nicola Gori.

Carlo Acutis (1991-2006), morto a soli 15 anni a causa di una leucemia fulminante, era un adolescente simile a molti altri, impegnato nella scuola, tra gli amici, grande appassionato di computer. Era dotatissimo per l’informatica, capace di carpirne segreti normalmente accessibili solo a chi ha compiuto studi universitari specialistici. I suoi interessi spaziavano dalla programmazione dei computer al montaggio di film, dalla creazione di siti web a giornalini di cui curava redazione e impaginazione, al volontariato con i più bisognosi, con i bambini e con gli anziani. E più di tutto amava l’Eucaristia, che definiva “la sua autostrada speciale verso il cielo”.

Nel ricordo di quanti l'hanno conosciuto ha lasciato un grande vuoto e una profonda ammirazione per la sua breve ma intensa testimonianza di vita autenticamente cristiana, alimentata dal grande amore per il Signore e dalla devozione filiale verso Maria. Recitava il Rosario e frequentava la Messa tutti i giorni.

Quella di Carlo Acutis è una vita straordinariamente normale di un ragazzo di quartiere che aveva sempre uno sguardo sul mondo, capace di pensare che nulla mai è perduto e che la speranza risiede anche nel credere.

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