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CCEE, a Malta per parlare di catechesi

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A Malta, venticinque responsabili nazionali per la catechesi di diciotto Conferenze episcopali in Europa si sono incontrati per uno scambio sullo stato della catechesi, il catecumenato e l’anno della misericordia. L’incontro, promosso dalla sezione “catechesi” della Commissione CCEE “Catechesi, Scuola e Università” – sezione guidata da Mons. Đuro Hranić, Arcivescovo di Dakovo-Osijek (Croazia)- ha costituito la prima tappa del processo che porterà i responsabili nazionali per la catechesi, la scuola, l’università, le vocazioni e per la pastorale giovanile di tutte le Conferenze episcopali in Europa a incontrarsi congiuntamente nella primavera del 2017 in un Simposio sull’accompagnamento dei giovani nel loro cammino di fede.

A Malta si è discusso innanzitutto di catecumenato. In questo ambito, sempre più la distinzione tra primo annuncio e ri-evangelizzazione tende ad attenuarsi. In alcuni Paesi, l’aumento di catecumeni è strettamente connesso al fenomeno migratorio e a quello delle conversioni. In effetti, è in aumento il numero di migranti e/o rifugiati di religione musulmana che chiedono il battesimo o di accostarsi semplicemente al cristianesimo per “delusione-rifiuto” della propria religione. Il fenomeno è molto complesso e ha radice molto profonde da rintracciare nella formazione della propria identità religiosa. La sfida in questi casi sta anche nel discernere il vero cammino di fede, dalla giusta volontà d’integrazione o addirittura dalla speranza che la nuova “identità cristiana” possa favorire l’ottenimento di documenti o lo status di rifugiato.

Altro tema ricorrente nei rapporti è stato quello della relazione tra catechesi e identità ecclesiale: oltre alla preparazione ai sacramenti e alla trasmissione del contenuto di fede, la catechesi è chiamata oggi a investire di più sul senso e le modalità di appartenenza ecclesiale. Spesso evocato è stato inoltre il tema del battesimo dei bambini alla luce del documento Pastoralis Actio. In molti rapporti è stato poi sottolineato il ruolo che hanno i media nella catechesi, nella trasmissione e nell’annuncio cristiano, così come la catechesi alle persone con diverse abilità che ha compiuto molti passi negli ultimi anni.

Se la parrocchia è il luogo privilegiato dove si svolge la catechesi, dai rapporti emerge anche l’enorme sforzo della Chiesa di svolgere la catechesi in altri luoghi.

Nell’anno della Misericordia, gli uffici nazionali sono stati attivi nel predisporre vario materiale per facilitare la partecipazione all’evento ecclesiale, in particolare nell’apertura delle “porte sante” e per l’accostamento al sacramento della riconciliazione.

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A Malta, anche il tema della pastorale giovanile nel mondo digitale e multimediale è stato affrontato con un intervento di Sr. Nathalie Becquart, responsabile del servizio nazionale per l’evangelizzazione dei giovani e le vocazioni (Conferenza episcopale francese). La relatrice ha messo in evidenza la varietà e la creatività dei giovani-adulti, i “digital native”, a favore della pastorale dei propri coetanei. I social media e le nuove tecnologie permettono infatti lo sviluppo di un modello di pastorale partecipativa che tiene conto dei cambiamenti in atto. L’operatore pastorale è chiamato ora a comprendere la sua presenza nella rete come parte integrante della sua missione. E’ necessario che sappia integrare questa presenza ‘nel virtuale’. Questo comporta non solo l’appropriazione della ‘screen culture’ che privilegia l’immagine e il video come mezzo di comunicazione, ma anche la ‘google mentality’, basata sul rapporto domanda-risposta. Dal punto di vista pastorale, la pervasività dei nuovi media e l’importanza che assumono presso i giovani, definiti ‘individualisti solidali e collaborativi’ richiede una vera e propria opera di inculturazione, basata innanzitutto sull’ascolto, e uno stile evangelico 2.0 che privilegia la co-partecipazione, la co-produzione e la co-responsabilità, dove il rapporto tra catechista e giovane non è solo verticale, ma soprattutto orizzontale. Insomma la catechesi 2.0 deve tener conto dell’idea di Chiesa dove la pastorale non si basa su un approccio territoriale ma su un approccio che privilegia il network. Dal dibattito emerge una grande ricchezza presente a livello locale benché il livello nazionale continui ad affidarsi unicamente al sito web come luogo di raccolta di documenti, sussidi e proposte. Un approccio quindi più volto all’informazione che alla comunicazione e all’evangelizzazione.

Nel corso dei lavori, la situazione ecclesiale e della pastorale della catechesi a Malta è stata presentata da don Carl Mario Sultana, responsabile per la catechesi della conferenza episcopale locale. Nell’isola, famosa anche per il suo rapporto a San Paolo, opera la Societas Doctrinae Christianae, realtà fondata da San George Preca e su cui si appoggia gran parte del lavoro catechistico dell’isola.

Infine, i lavori hanno visto un lungo tempo di riflessione attorno al documento di lavoro per il prossimo Simposio sull’accompagnamento dei giovani nel loro cammino di fede che si svolgerà a Barcellona nella primavera del 2017.

I lavori, guidato da don Michel Remery, Vice Segretario Generale del CCEE e dapadre Luc Mellet, segretario della sezione “Catechesi” della Commissione CCEE, hanno visto anche la partecipazione di S.E. Mons. Franz-Peter Tebartz-van-Elst,responsabile per la catechesi del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, e di S.E. Mons. Charles Scicluna, Arcivescovo di Malta.