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Chiaramonte e "Jerusalem". Gli scatti che raccontano la Città Santa

Jerusalem, Giovanni Chiaramonte |  | LEV
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Scatti dedicati alla Città Santa. Giovanni Chiaramonte racconta scene di vita quotidiana, ragazzi che giocano, bambini e padri in un parco. Ci sono le persone, nelle sue foto, in scene di quotidianità che abbracciano la Città Santa. Ma ci sono anche i panorami, i paesaggi. E’ la mostra fotografica “Jerusalem”, di Giovanni Chiaramonte, esposta da sabato 15 Ottobre per la Libreria Editrice Vaticana a Pordenone, con la presentazione del professore Arturo Carlo Quintavalle.

Le tavole dei dieci Comandamenti davanti a cui giocano le bambine di una scuola, un aquilone che si alza nel cielo di un parco durante la festa della Repubblica di Israele, il ceppo di un albero sul luogo della battaglia combattuta tra giordani ed ebrei nel corso della guerra del 1967, la tomba di Davide, il Muro del Pianto, il cenacolo in cui Gesù, gli apostoli e Maria hanno celebrato la Pasqua, la cripta del Santo Sepolcro, la soglia della Moschea dove i musulmani si dirigono verso la preghiera del venerdì sono alcune delle 36 immagini, scattate nel 1988, che testimoniano il pellegrinaggio a Gerusalemme di Giovanni Chiaramonte.

A proposito delle immagini di Jerusalem Antonio Sichera scrive che il punto di partenza di Chiaramonte “è quello di permanere dentro la modernità romantica e le sue conseguenze, imprimendo all’esperienza estetica una curvatura, una tensione interna, che mentre continua a restare dentro, mentre aderisce fedelmente alla propria storia, prova a fessurarla in direzione del tempo messianico”.

Per Arturo Carlo Quintavalle “scorrendo le immagini di Jerusalem, trovi altri segnali: prima di tutto la gente, gente comune, abitanti, turisti spesso intenti a dialogare, a leggere, magari ad abbracciarsi … ogni foto è strumento di meditazione, ogni foto è un indice, invita lo sguardo verso una direzione: che sia una finestra verso il cielo … oppure una strada della Via Dolorosa con una luce che piove dall’alto, ovunque trovi la stessa dimensione temporale oltre che spaziale di attesa, uno spazio che attende un evento, come le gotiche arcate del Cenacolo, come lo spazio sospeso del Dopo l’Ultima Cena”.

Il poeta Umberto Fiori, la cui opera omnia è stata recentemente pubblicata da Mondadori, ha scritto per queste fotografie 14 brevi componimenti, intitolati Gerusalemme. Descritture dalle immagini di Giovanni Chiaramonte: “Il mondo è qui, / perfettamente sparito. / Il cielo sostiene un arco; / l’arco, sopra di sé, / altro cielo”. Questi brevi componimenti di Umberto Fiori hanno l’intento di descrivere le immagini, e amplificare l’aspetto poetico invitando il pubblico alla riflessione. 

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Nato nel 1948 a Varese da genitori di Gela, Giovanni Chiaramonte comincia a fotografare alla fine degli anni Sessanta, operando per la ripresa della forma figurativa, seguita alla stagione astratta e informale di certe tendenze della Pop-Art e dell’Arte Concettuale del XX secolo. Ha fondato e diretto diverse collane dedicate fotografia per importanti case editrici, ha tenuto mostre in varie parti del mondo. Nel 2005 l’Università di Palermo gli ha conferito la laurea honoris causa in Architettura.