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Cosa ha fatto la Santa Sede alle Nazioni Unite la scorsa settimana?

Arcivescovo Auza | L'arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, durante uno dei Arcivescovo Auza | L'arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, durante uno dei "side event" organizzati dalla Santa Sede al Palazzo di Vetro | Holy See Mission

È la settimana che precede la 72esima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che segna l’inizio dei lavori e che solitamente vede la presenza del Segretario di Stato vaticano. Ma la linea della Santa Sede, su molti temi: dal Forum di alto livello sulla Cultura della Pace, alla questione del trapianto di organi e dello sviluppo degli habitat urbani, fino alla “responsabilità di proteggere”.

Quale è la linea diplomatica della Santa Sede? Si può comprendere dagli interventi, e dal tono che fu dato dal Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, quando per la prima volta partecipò nella veste di capo della diplomazia vaticana alla settimana delle Nazioni Unite, nel 2014. Con Papa Francesco, la Santa Sede punta alla necessità di sviluppare una cultura dell’incontro, e giustifica la necessità di interventi con il tema della responsabilità di proteggere.

Il tema della costruzione di una cultura della pace è stato affrontato in un forum di Alto Livello lo scorso 7 settembre. L’arcivescovo Auza, osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ha sottolineato che costruire una cultura di pace richiede di combattere contro le ingiustizie e affrontare le cause alla base di guerra e violenza. L’Osservatore ha sottolineato che è cruciale costruire una cultura di pace educando i bambini ad una “cultura dell’incontro”, in modo che, attraverso il dialogo, possano imparere il rispetto autentico, la stima, l’ascolto e la solidarietà.

Ma la Santa Sede chiede anche un maggiore impegno per il disarmo. Alla discussione sul trattato di bando per le armi nucleari, per la prima volta la Santa Sede ha esercitato la possibilità di voto come Stato membro, pur avendo solo lo status di osservatore permanente, e ha votato a favore del trattato proprio per sottolineare quanto cruciale sia l’impegno. Nell’incontro sulla cultura della pace, l’Osservatore Auza ha notato che la proliferazione di armi “aggrava le situazioni di conflitto e minacciano lo sviluppo di una pace duratura”.

Il tema della responsabilità di proteggere è stato affrontato il 6 settembre, in un Dialogo Informale sul Rapporto del Segretario Generale dedicato proprio al tema.

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Nel suo intervento, l’arcivescovo Auza ha affermato che la responsabilità di proteggere è uno dei motivi principali per cui sono nate le Nazioni Unite, sebbene la comunità internazionale l’abbia definita solo nel 2005, e che è responsabilità degli Stati è di proteggere la sua comunità, la comunità internazionale ha la responsabilità di proteggere la popolazione esposta a genocidio, crimini di guerra, pulizia etnica e crimini contro l’umanità, mentre i membri delle Nazioni Unite hanno la responsabilità collettiva di proteggere la popolazione contro le atrocità attraverso “azioni nei tempi giusti e decisivi” attraverso il Consiglio di Sicurezza e in accordo con la Carta dell’Onu. Per la Santa Sede, è importante implementare il diritto di proteggere nel contesto dei rifugiati e migranti, che sono spesso sfollati dalle loro case e nazioni a causa di violenza, minacce e reali crimini atroci nelle loro nazioni di origine”.

Quindi, il tema ecologico, con una nuova agenda urbana, che si è discusso lo scorso 6 settembre. Durante l’incontro, la Santa Sede ha sottolineato l’importanza di avere città vivibili e sostenibili, con un ambiente rurale e che le città non devono essere contrapposte alle aree rurali per garantire un corretto sviluppo.

Durante la settimana, anche un panel su “Prevenire e Combattere il Traffico di Esseri Umani allo scopo della Rimozione di Organi e del traffico di Organi”. La Santa Sede ha appoggiato una risoluzione sul tema.