A Kasabasa "ogni giorno la gente guarda il cielo per sapere se riuscirà a partecipare alla Messa", ha scritto ad Aiuto alla Chiesa che Soffre Padre Santosh Singh, parroco a Bamunigam, nello Stato federato dell’Orissa (India).

Il villaggio di Kasabasa fa parte del territorio parrocchiale. In questi territori, nell’agosto del 2008, i fondamentalisti indù trucidarono oltre 100 Cristiani, incendiarono 5.600 case e distrussero 295 chiese. Monsignor John Barwa, Arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, capoluogo dell’Orissa, ricorda quei giorni terribili e la fierezza con la quale la sua gente è rimasta cristiana: «I fedeli che incontro mi dicono che se c’è una cosa che i persecutori non possono fare, è quella di riuscire a separarli da Gesù. In quei giorni terribili, ai mariti venne domandato di fronte alle proprie mogli: “Rinunci alla tua fede?”. Essi risposero con coraggio: “No, fate di me ciò che volete”. Dopo, fu la volta delle mogli alle quali fu chiesto: “Vedete cosa è accaduto ai vostri mariti? Se non rinunciate alla vostra fede, affronterete la stessa morte”. Ma esse risposero: “Se mio marito può affrontare tutto questo, perché non io? Fate di me quello che volete. Io non rinuncerò a Cristo”».

 A Kasabasa attualmente manca un luogo di culto, e si celebra all’aperto. Quando comincia la stagione delle piogge monsoniche diventa impossibile anche raggiungere a piedi la chiesa più vicina che dista chilometri. Per costruirne una, tutta la comunità di Kasabasa è stata chiamata a raccolta: chi ha una seppur piccola entrata dal lavoro nei campi sta già donando un contributo e chi non può farlo si è iscritto nella lista dei “muratori volontari per la Casa del Signore”.

Aiuto alla Chiesa che Soffre–Italia fa ora appello alla comunità dei Benefattori italiani e a chiunque voglia aiutare i Cristiani locali con il progetto “Orissa, terra di martirio. Costruiamo insieme una chiesa a Kasabasa”. Grazie al nuovo luogo di culto “si creerà una comunità cristiana rafforzata”, in grado di “diffondere amore e pace dopo i pubblici scontri che si sono verificati in passato”, ha concluso padre Santosh Singh.