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Cristo unico Maestro. XXXI Domenica del Tempo Ordinario

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Gesù ai capi del popolo ebraico rimprovera tre peccati: l’incoerenza della loro vita; la ricerca di sé, che si esprime nel desiderio di essere ammirati dagli uomini, di essere considerati, e l’ipocrisia. Si tratta, in definitiva, di persone che sono esigenti con gli altri, ma si mostrano molto indulgenti con loro stessi. La loro vita, dunque, contraddice il loro insegnamento. Questo comportamento è il frutto di una volontà dominata dal desiderio di potere e dalla ricerca del proprio tornaconto.

Questa mentalità non deve contaminare i membri della comunità cristiana, i quali tutti, senza alcuna distinzione, hanno come unico Maestro Cristo e quindi tutti siamo suoi alunni, andiamo alla stessa scuola e siamo da Lui istruiti ed educati. Il criterio della grandezza nella Chiesa risiede nel servizio: Il più grande tra voi sia il vostro servo. Il primo, il più importante, il più alto in grado nel gruppo dei discepoli di Gesù non è colui che è considerato tale dagli uomini, ma chi si fa piccolo, si fa servo dei fratelli.

Alla luce di questo insegnamento del Signore, appare evidente che nella Chiesa chi è chiamato ad avere responsabilità e a guidare la comunità non si aggiunge né si sostituisce a Cristo Maestro, ma è da Lui dipendente, accoglie il Suo insegnamento, lo ama e si impegna a tradurlo nella vita. Gesù, quindi, non chiede la soppressione dell’autorità. Chiede che essa non si sostituisca a Dio, ma sia una presenza ministeriale.

Possiamo dire che le categorie fondamentali della comunità cristiana sono il riconoscimento della Signoria di Dio, la comune dignità di figli di Dio e la fraternità. L’autorità è al servizio della filiazione divina e della fraternità, deve rivelarle, difenderle, farle risaltare, mai oscurare. Ciò che distingue il Vangelo e lo rende originale non è l’affermazione dell’autorità. Questa esiste ovunque. Originale è invece la concezione dell’autorità come trasparenza di un Altro.

Vero “Maestro”, vero “Padre” non è colui che attira a sé, ma colui che conduce alla Verità, alla relazione con Cristo. Afferma il profeta Malachia nella prima lettura: Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro?

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Dall’adesione all’unico Maestro deriva l’autentica carità verso i fratelli, nasce il servizio reciproco: Il più grande tra voi sia servo. Chi intende essere primo, deve mettersi all’ultimo posto perché Cristo, l’unico Maestro, ha detto e fatto così. Egli, Figlio di Dio, si è abbassato assumendo la carne umana, lavando i piedi nell’ultima cena ai suoi discepoli, sulla croce, donando il suo Corpo come cibo e il suo sangue come bevanda nell’Eucarestia.

Da questo servizio è poi sgorgata l’esaltazione di Cristo: chi si umilia sarà esaltato. La resurrezione di Cristo è stata l’esaltazione della sua croce, il colmarsi di gloria dello svuotamento della crocifissione.