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Da una cappellina diroccata alla santità: Don Luigi Orione

Le spoglie mortali di San Luigi Orione |  | Wikicommons Pubblico Dominio Le spoglie mortali di San Luigi Orione | | Wikicommons Pubblico Dominio

In un piccolo paese del nord Italia nei pressi di Tortona vi è davanti alle porte di una cappellina in campagna una statua di bronzo raffigurante un giovane ragazzo che prega. É un adolescente di 13 anni che rimandato a casa dai frati Francescani a causa della sua salute malferma, ora è all'oratorio di don Bosco a Valdocco ed ha fatto un voto: “se potrò arrivare al sacerdozio riedificherò questa cappellina diroccata”.

Ogni promessa è un debito ed il ragazzo, divenuto sacerdote nel 1895 si chiama don Luigi Orione (1872-1940).

Scrivere su di lui è quasi impossibile tante sono le cose che ha fatto nella sua vita: padre dei poveri, soccorritore degli affamati, sacerdote, predicatore, autore di centinaia di lettere e fondatore dei figli della Divina Provvidenza. Una famiglia religiosa cui la linea guida è accogliere tutti sulla scia della Provvidenza paterna di Dio. Se al mondo c'è stato un altro apostolo delle genti questi è senz'altro don Orione. Non esisteva fatica che lo fermava, ne triste avvenimento che ne minava la fiducia e la speranza.

Nemmeno di fronte al visitatore apostolico, chiamato a vedere come funzionava la sua opera religiosa si tirava indietro e pur stando in America Latina per apostolato (durato tre anni) scriveva al visitatore di procedere senza riguardi in quanto l'opera era del Signore e lui si rimetteva nelle sue mani. 

Da tanta santità ed amore alla Chiesa e visti i buoni esiti della visita apostolica essa venne approvata dalla Santa Sede con la gioia di tutti. Sempre allegro e fiducioso nella divina Provvidenza che mai abbandona chi in lei si si rifugia. “Non siate di quei catastrofici che credono che finisca il mondo”, soleva ripetere a chi a lui si affidava. Ed aveva ragione Dio è Padre e questo Don Luigi lo aveva sperimentato e lo ripeteva ai suoi figli.

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Lo scrittore abruzzese Ignazio Silone ci ha lasciato questa testimonianza in occasione del triste terremoto della Marsica: “c’era un giovane prete con la barba lunga di qualche giorno e la veste tutta impolverata che si aggirava per le macerie in cerca di feriti e di orfani a cui dar da mangiare e provvedere a loro: quest'uomo era Don Orione”. Era il 1915. Ma già a Messina e Reggio Calabria in occasione di quel terremoto aveva fatto lo stesso ed era il 1908.

Fondatore di un'opera che si occupa dei più bisognosi egli seppe usare ogni possibile stratagemma pur di essere padre e nel vero senso del termine.

Nascerà poverissimo, vivrà poverissimo e morirà ancor più povero. Ma per lui il problema non si è mai posto in quanto Cristo stesso ha inaugurato questa scelta. Amico di santi tra i quali San Pio da Pietrelcina fu tra i primi a credere nella sua santità. I due non si videro mai di persona se non una volta in bilocazione a Roma ma ebbero un fitto legame epistolare.

Morirà a Sanremo nel 1940 per una malatti,a ma quando i medici ed i confratelli lo obbligheranno a spostarsi nella cittadina ligure stizzito risponderà: “non è tra le palme che voglio morire ma tra i poveri che sono Gesù Cristo”. Qualche giorno dopo avverrà il suo transito con sulle labbra le sue parole d'amore “Gesù e Maria”. Ma a noi piace pensare che attualmente stia escogitando certamente qualche altro prodigio per coloro che sulla terra lo invocano e lo sentono come Padre. Cosa dire di più se non... grazie don Luigi! E’ stato canonizzato da Giovanni Paolo II nel 2004.