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De Gasperi, il Cardinale Bassetti ne descrive la “doppia solitudine”

Alcide De Gasperi | Un ritratto di Alcide De Gasperi negli Anni Cinquanta | Wikimedia Commons Alcide De Gasperi | Un ritratto di Alcide De Gasperi negli Anni Cinquanta | Wikimedia Commons

Alcide De Gasperi era un uomo che viveva – come scrisse Giuseppe Dalla Torre, storico direttore dell’Osservatore Romano – una doppia solitudine: quella del cattolico che “si elevava verso quel Dio al quale chiedeva tranquillità e abbandono” e quella del politico “che si prodigava nel perseguire, fin che era possibile, la giustizia e la carità tra gli uomini”.

Lo ricorda il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, intervenendo al convegno “A 70 anni dalle elezioni del 1948. Riunire storia e futuro nei valori degasperiani: Europa, atlantismo, giustizia sociale”.

Il Cardinale Bassetti delinea la personalità dello statista, che aveva “la fede riposta in Dio” e la politica considerata “una missione laica”. Due temi che in De Gasperi si intrecciavano, perché “l’una ispirava l’altra con passione, inquietudine e sopratuttto senza compromessi”.

Secondo il presidente dei vescovi italiani, De Gasperi è stato “un vero italiano, un autentico cristiano e uno straordinario statista, tra i più importanti – se non il più importante – dell’Italia unita”.

Ma è la dimensione spirituale quella che più interessa al Cardinale Bassetti, perché da lì si forma anche l’idea politica in De Gasperi, dato che “la ricerca di Dio, l’anelito verso il trascendente, le domande ultime sul seno della vita” sono parte di “una unica cornice umana, da cui non si può scindere la teoria e la prassi, l’assunzione di responsabilità verso il Paese e la faticosa esperienza di governo”.

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Il Cardinale Bassetti ricorda di quando De Gasperi fu imprigionato al Regina Coeli nel 1928, vittima del regime fascista, e in particolare cita una lettera che ne mette in luce la caratura spirituale.

“Dapprincipio – scriveva lo statista - il centro ero io e tutto il resto si trovava sulla circonferenza: Dio, la famiglia, gli amici. Poi, lentamente, faticosamente, gemendo e sospirando sotto la pressura dell’esperienza, il centro si spostò: al centro stava ora Dio ed io mi trovavo sulla periferia, col resto del mondo; un pulviscolo in un vortice inesplorabile. Mi provai allora a spiegare gli avvenimenti dal Suo punto di vista”.

Si tratta – chiosa il Cardinale Bassetti – di una “intima dimensione spirituale che lo accompagna da sempre ma che riscopre durante le persecuzioni della dittatura fascista non lo abbandonerà più”.

Ma quale è l’eredità di De Gasperi?

Il Cardinale Bassetti ne delinea due: l’identità nazionale, perché è vero che De Gasperi fu suddito dell’Impero Asburgico, ma anche in quella circostanza “ha saputo lottare per l’autonomia italiana”, ha quindi “conosciuto il carcere e la persecuzione del regime fascista”, e infine “è stato il leader di un gruppo dirigente che ha ricostruito l’Italia e che si è battuto con convinzione per costruire una Europa unita e in pace”.

La seconda eredità è la vocazione politica, che – spiega il Cardinale Bassetti – “per De Gasperi è indiscutibilmente segnata dal rapporto tra la dimensione spirituale e la dimensione politica”, un rapporto “cruciale”, ma “laico”, che non cede a “tentazioni integriste, senza ricorrere a scorciatoie propagandistiche e senza mai strumentalizzare i simboli religiosi come amuleti identitari”.

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“De Gasperi – ha affermato il Cardinale Bassetti - ha il totale rispetto per la dimensione del sacro e trae la sua vocazione politica da una ispirazione spirituale che combina insieme l’esigenza di giustizia sociale con quella di carità. De Gasperi fa politica come ‘una missione’ e con una sobrietà di cui oggi si sente una grande, grandissima, necessità in Italia, in Europa e in tutto il mondo occidentale”.