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Ebrei e cristiani, un dialogo "intrareligioso" nel libro "Dalla stessa radice"

L'immagine centrale della copertina del libro  |  | Lindau
L'immagine centrale della copertina del libro | | Lindau
La copertina del libro  |  | Lindau
La copertina del libro | | Lindau

“Il 28 ottobre 1965 veniva promulgata la dichiarazione conciliare Nostra Aetate grazie alla quale la Chiesa ha compiuto grandi passi nei rapporti con l'ebraismo, rovesciando duemila anni di pregiudizi e antisemitismo.  Ma oggi è evidente che il dialogo avviato è rimasto a livello di élite. 

La gran parte dei fedeli non sa nulla ed è ancora oggi facile preda di un nuovo galoppante antisemitismo che mina le nostre stesse radici spirituali. 

Un tema più che mai attuale anche in relazione alla risoluzione dell'Unesco che cancella una storia millennaria legata ai luoghi in cui Gesù l'ebreo ha predicato il vangelo e mette in pericolo la libertà dell’Europa. Come diceva il cardinale Carlo Maria Martini, il futuro della Chiesa si gioca anche sulla nostra capacità di riconnetterci alla “radice santa dell’ebraismo”.  É uno dei passaggi più legati alla attualità del libro di Giuseppe Altomare “Dalla stessa radice” edito da Lindau in questi giorni in libreria.

Diffondere e far conoscere le raffinate elaborazioni teologiche rendendole accessibili a un largo pubblico è il compito che si è assunto Giuseppe Altamore, direttore del mensileBenEssere (Gruppo San Paolo) con il libro fresco di stampa dal titolo evocativo: Dalla stessa radice. “Ebrei e cristiani, un dialogo intrareligioso” .

Giuseppe Altamore ripercorre questa complessa vicenda storica e culturale soffermandosi innanzitutto sulla figura di Rabbi Yehoshua ben Joseph (Gesù), un “ebreo marginale” secondo la celebre definizione di J.P. Meier, per poi allargare il discorso al ruolo di san Paolo (Saulo) e a quello di Marcione – l'iniziatore nel II secolo della tragica contrapposizione dei due monoteismi, il cui pensiero è “una delle grandi tentazioni dell'età moderna”, come ha detto Benedetto XVI – fino ai più recenti sviluppi del dialogo ebraico-cristiano di cui il cardinale Martini è stato uno strenuo fautore e che oggi è proseguito, tra gli altri, da intellettuali quali il rabbino Giuseppe Laras, Antonia Arslan, Vittorio Robiati Bendaud, Paolo De Benedetti e Amos Luzzatto, che dialogano qui con Altamore in una serie di illuminanti interviste.

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Come diceva il cardinale Carlo Maria Martini in “Israele, radice santa”, riscoprire la comune radice e riconoscersi è un processo in atto che può rinvigorire il cristianesimo e salvare l’ebraismo dalla minaccia del fondamentalismo religioso e dell’antisemitismo, inclusa l’attuale mutazione di quest’ultimo in antisionismo tanto diffuso in Europa. Entrambe le fedi hanno una grande responsabilità storica, sia morale sia spirituale, di fronte alle sfide dei cambiamenti in corso.

A oltre 50 anni dalla Dichiarazione conciliare Nostra Aetate, il dialogo ebraico-cristiano sembra avere imboccato un cammino più maturo, tanto che ormai si parla apertamente di dialogo “intrareligioso” nel documento varato dalla Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, intitolato “Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili (Rm 11, 29).