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Esercizi della Curia: imparare a stupirci perché Dio mendica il nostro amore

Il Papa e la Curia nella cappella della casa Gesù Divin Maestro ad Ariccia |  | Vatican Media Il Papa e la Curia nella cappella della casa Gesù Divin Maestro ad Ariccia | | Vatican Media

E’ la sete la questione intorno alla quale girano le riflessioni che don Josè Tolentino de Mendonça propone a Papa Francesco e i collaboratori della Curia Romana.

La prima riflessione ieri pomeriggio dopo l’arrivo ad Ariccia parte dal passo del Vangelo di Giovanni in cui Gesù parla con la samaritana al pozzo di Giacobbe.

Quel “Dammi da bere” di Gesù alla samaritana ci meraviglia, ci lascia disarmati dallo stupore dice il predicatore.

E lo stupore è lo stesso per ognuno quando Gesù ci chiede: “Dammi quello che hai. Apri il tuo cuore, Dammi quello che sei”.

L’introduzione, della serie di meditazioni è appunto “Apprendisti dello stupore”.

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Come riporta vaticannews.va “la richiesta di Gesù provoca in noi perplessità e sconcerto, perché “siamo noi quelli venuti a bere” al pozzo, e sappiamo che la sete è fatica e bisogno. Ma Gesù è affaticato per il viaggio, e sta seduto vicino al pozzo”.

All’epoca di Gesù erano i mendicanti a sedere in attesa di qualcosa e così Gesù mendica il nostro amore attraverso “un corpo che sperimenta la fatica dei giorni: consunto dalla cura amorevole degli altri”.  Non è solo l’uomo ad essere mendicante di Dio. “Anche Dio è mendicante dell’uomo”.