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Esercizi spirituali: la parabola del figliol prodigo rispecchia la nostra realtà

Papa Francesco ad Ariccia |  | Vatican Media, ACI Group Papa Francesco ad Ariccia | | Vatican Media, ACI Group

Don José Tolentino Mendonça, vicerettore dell’Università Cattolica di Lisbona, incentra l’ottava meditazione degli esercizi spirituali per il Papa e i collaboratori della Curia Romana, in corso ad Ariccia, sulla parabola del figliol prodigo.

Secondo quanto diffuso dal portale Vatican News, il predicatore in questa parabola “vede portata in scena una famiglia umana come quella da cui proviene ciascuno di noi”. “La parabola – spiega don José Tolentino Mendonça - ci mette in discussione perché dentro di noi, in verità, non ci sono solamente cose belle, armoniose, risolte. Dentro di noi ci sono sentimenti soffocati, tante cose da chiarire, patologie, fili innumerevoli da connettere. Ci sono zone di sofferenza, ambiti da riconciliare, memorie e cesure da lasciare a Dio perché le guarisca”.

Da qui si sviluppa il pensiero centrale del predicatore in questa ottava meditazione: “E il nostro tempo è dominato da un desiderio alla deriva che promuove in noi, figlioli prodighi, il facile arbitrio, il capriccio, l’edonismo. E tutto questo si sviluppa in un vortice ingannevole dettato dalla società dei consumi che promette di soddisfare tutto e tutti identificando la felicità con la sazietà. Siamo così satolli, pieni, soddisfatti, addomesticati”. “Ma questa sazietà che si ottiene con i consumi - osserva padre José Tolentino Mendonça – è la prigione del desiderio”.

Per la nona meditazione, “Ascoltare la sete delle periferie”, il predicatore parte dalla domanda “Dov’è nostro fratello?”. L’invito di don Josè Tolentino Mendonça è quello di “guardare ad occhi ben aperti la realtà del mondo che ci sta intorno” e di cercare nostro fratello tra i poveri e gli ultimi del mondo, non separando la “sete spirituale” dalla “sete letterale”.

“Le periferie esistenziali tuttavia non sono solo economiche - conclude don Mendonça - e sappiamo tutti come tra noi e chi sta al nostro fianco ci siano spesso distanze infinite da abbracciare e sconfiggere”. Le periferie, infatti, “non sono solo luoghi fisici, sono anche punti interni della nostra esistenza, sono luoghi dell’anima che hanno bisogno di essere pascolati”.

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