“La sfida della nuova evangelizzazione e della catechesi”, si gioca su un “punto fondamentale: come incontrare Cristo, qual è il luogo più coerente per trovarlo e per seguirlo”. Papa Francesco incontra i partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. E spiega il perché ha affidato loro l’organizzazione del prossimo Giubileo straordinario della Misericordia. “Un Anno Santo che ho affidato a voi – ha detto il Papa - perché appaia in maniera più evidente che il dono della misericordia è l’annuncio che la Chiesa è chiamata a trasmettere nella sua opera di evangelizzazione in questo tempo di grandi cambiamenti”.

L’idea è quella di “cogliere” e affrontare “i segni dei tempi”, come ha fatto la Chiesa nel corso dei duemila anni della sua storia, perché anche se “la missione è sempre identica”, “il linguaggio con cui annunciare il Vangelo chiede di essere rinnovato, con saggezza pastorale”.

Il problema da affrontare è quello di “essere compresi dai nostri contemporanei”; ma anche fare in modo che “la Tradizione cattolica possa parlare alle culture del mondo di oggi e aiutarle ad aprirsi alla perenne fecondità del messaggio di Cristo”.

Ci sono tante “sfide”, ma “non dobbiamo aver paura di fare nostre”. Infatti, secondo Francesco, “gli uomini attendono oggi dalla Chiesa: che sappia camminare con loro offrendo la compagnia della testimonianza della fede, che rende solidali con tutti, in particolare con i più soli ed emarginati”.

“Quanti poveri attendono il Vangelo che libera”, torna a dire il Papa. “Quanti uomini e donne, nelle periferie esistenziali generate dalla società consumista, attendono la nostra vicinanza e la nostra solidarietà”, ripete segnando ancora una strada per il prossimo Anno Santo.
E quindi ecco la definizione di “nuova evangelizzazione”: “prendere coscienza dell’amore misericordioso del Padre per diventare noi pure strumenti di salvezza per i nostri fratelli”.

In questo percorso, bisogna leggere la “catechesi come lo spazio all’interno del quale la vita dei cristiani matura perché fa esperienza della misericordia di Dio. Non un’idea astratta di misericordia – ribadisce -, ma un’esperienza concreta con la quale comprendiamo la nostra debolezza e la forza che viene dall’alto”.

E’ importante, per la Chiesa, domandarsi su “come stiamo educando alla fede”, senza “retorica”. E “la risposta – continua Francesco - richiede coraggio, creatività e decisione di intraprendere strade a volte ancora inesplorate. La catechesi, come componente del processo di evangelizzazione, ha bisogno di andare oltre la semplice sfera scolastica, per educare i credenti, fin da bambini, ad incontrare Cristo, vivo e operante nella sua Chiesa”.