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Friuli, 40 anni fa il sisma. Per non dimenticare

Il terremoto in Friuli |  | wikipedia.org Il terremoto in Friuli | | wikipedia.org

Quarant’anni fa un fortissimo terremoto devastò il Friuli. Morirono quasi mille persone e ci furono oltre centomila sfollati, ma sin dalle prime ore dopo il sisma, scattò la mobilitazione collettiva. Per la prima volta ci fu una mobilitazione collettiva della Chiesa italiana in un’emergenza: coinvolte 81 diocesi, coordinate da Caritas Italiana.

Due solenni celebrazioni ricorderanno il drammatico evento e saranno in ricordo e in suffraggio delle vittime del sisma: alle ore 17 di giovedì 5 maggio è prevista la Messa nel Duomo di Gemona, arcidiocesi di Udine e venerdì 6 maggio alle ore 20.30 nella Chiesa di San Michele in Vito d’Asio, diocesi di Concordia-Pordenone.

Occasioni di preghiera, ma anche opportunità per fare memoria di quella fondamentale esperienza di cammino comune che produsse molti frutti, si protrasse fino al ritorno alla normalità, e consentì di leggere insieme i bisogni espressi dal popolo e dal territorio, di rispondere ad essi, di garantire vicinanza e condivisione autentica.

Sul fronte ecclesiale, come riferiscono le cronache dell’epoca, all’indomani del 6 maggio 1976, data della tragedia, il cardinale Antonio Poma, presidente della Conferenza episcopale italiana, inviò un messaggio all’allora arcivescovo di Udine, Mons. Alfredo Battisti, in cui assicurava le preghiere e l’impegno dei vescovi italiani "per venire incontro alle necessità più urgenti" della popolazione. Lo stesso giorno, alla presenza di monsignor Giuseppe Pasini, segretario generale di Caritas Italiana (organismo nato da soli cinque anni), le Caritas diocesane del Triveneto si radunarono a Venezia, in un incontro presieduto dal patriarca Albino Luciani.

Fu l’inizio dell’esperienza dei "gemellaggi", tra le diocesi italiane e le parrocchie terremotate.

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81 Diocesi avviarono gemellaggi mantenendo un legame attivo per almeno cinque anni con altrettante parrocchie terremotate, grazie anche agli oltre 16 mila volontari che si alternarono nelle zone colpite. Si realizzarono 67 Centri di comunità, luoghi di incontro e di aggregazione di tutta la comunità e centri promotori di momenti eattività sociali, culturali, religiose e ricreative. Il metodo dei gemellaggi fu un’architrave dell’opera di aiuto. E divenne elemento
portante dell’azione Caritas in occasione di tutte le successive emergenze, nazionali e internazionali.