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Gianna Jenssen, sopravvissuta a un aborto, racconta la bellezza della vita

Gianna Jennsen | Un momento della conferenza di Gianna Jenssen ad Ascoli Piceno  | Nicola Pestillo Gianna Jennsen | Un momento della conferenza di Gianna Jenssen ad Ascoli Piceno | Nicola Pestillo

Gianna Jessen, la donna nata viva da un aborto in una clinica di Planned Parenthood negli USA, ha terminato il suo viaggio in Italia, organizzato dai movimenti a favore della vita; una tappa del tour, partito da Como e terminato ad Ascoli Piceno, è stata la basilica di Loreto, dove erano presenti circa 700 persone. Gianna Jessen è diventata il personaggio simbolo del movimento pro-life negli Stati Uniti e la sua vicenda personale ha ispirato il film ‘October Baby’, definito dal New York Times di una ‘bruttezza rara’.

Nonostante ciò la pellicola, rifiutata da Hollywood e dalle grandi produzioni, in poche settimana aveva già incassato 3.000.000 di dollari nelle sale statunitensi.

La storia - raccontata dal vivo dalla stessa Gianna - è semplice e profuma di miracolo: 39 anni fa, Gianna nasce viva in una clinica per aborti legata all’associazione Planned Parenthood; sua madre, allora diciassettenne e al settimo mese di gravidanza, era stata consigliata ad abortire tramite l’aborto salino che consiste nell’iniettare nell’utero una soluzione salina che corrode il feto e lo porta alla morte entro 24 ore.

A dispetto dei piani umani, Gianna vede la luce così come deciso dai progetti della Provvidenza: la tecnica dell’aborto salino non funziona e la neonata nasce viva dopo 18 ore, sebbene la mancanza d’ossigeno all’interno dell’utero le abbia provocato una paralisi cerebrale e muscolare.

Tuttavia Gianna impara a camminare con tutore all’età di tre anni; a 20 anni riesce a camminare senza tutore fino a correre nel 2006 la maratona di New York per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’aborto.

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Infatti quando è nata il medico abortista che doveva firmare la sua morte non era di turno e un’infermiera poté chiamare un’ambulanza per portarla in un ospedale in grado di salvarla.

“In America – ha spiegato Gianna Jenssen - si può abortire fino al giorno del parto, anzi anche durante il parto: praticano un taglio nella parte posteriore del collo del bambino, ecco, proprio qui, e aspirano il cervello”.

Le parole più sorprendenti sono state quelle conclusive, rivolte ai giovani: “Quasi tutte le persone si adeguano a un amore mediocre, moltissimi giovani non cercano un amore vero. Ascoltatemi: voi ragazzi siete fatti per cose grandiose, non per una vita passiva. E voi, ragazze, fatevi cercare, noi siamo fatte per essere adorate, dovete farvi trattare bene e farvi offrire le cene, ma non una cena qualunque, una buona cena! Cercate di non avere la tendenza a controllare tutto e, se avete avuto un cattivo rapporto con il padre, è meglio non cominciare una relazione: dovete prima guarire”.

E ancora: “Ragazzi, se avete avuto un padre che non vi ha mostrato come deve essere un vero uomo, correte da Gesù e chiedete a Lui come esserlo, ricordatevi che non siete fatti per usare una donna e poi andarvene via, non per essere attaccati alla pornografia, voi siete creati per fare e per vincere. L’uomo deve avere l’avidità di essere un buon uomo e far sentire la donna protetta”.

Gianna Jenssen ha inoltre fatto sapere di aver perdonato la madre biologica, perché il suo dolore si è trasformato in speranza, la sua rabbia in desiderio di realizzare una missione che si sta rivelando la vocazione della sua vita.

“Mentre parlavo a una serata come questa si è alzata e mi ha detto: Io sono tua madre. Le ho risposto: sono cristiana e ti perdono. Con enorme rabbia mi ha gridato: Non voglio il tuo perdono. Le ho ripetuto, prima di andarmene: io ti perdono ma non ti permetterò mai più di parlarmi con questo tono”. Poi ha rivendicato i suoi diritti di ‘concepita’: “Se l’aborto è una questione di diritti della donna dov’erano i miei? Non c’è nessuna femminista che protesta perché i miei diritti sono stati violati e la vita è stata soffocata nel nome dei diritti delle donne?”

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Madre Teresa di Calcutta, in merito alla testimonianza di vita di Gianna Jessen, disse: “Dio sta usando Gianna per ricordare al mondo che ogni essere umano è prezioso per Lui. È bello vedere la forza dell’amore di Gesù che Egli ha riversato nel suo cuore. La mia preghiera per Gianna, e per tutti quelli che la ascoltano, è che il messaggio dell’amore di Dio ponga fine all’aborto con il potere dell’amore”. Ed ha gridato con la sua forza il valore della vita, di ogni vita: “Oggi, un bambino è un bambino, quando fa comodo. E’ un tessuto o qualcos’altro quando non è il momento giusto. La cosa migliore che posso farvi vedere per difendere la vita è la mia vita. E’ stata un grande dono. Uccidere non è la risposta a nessuna domanda o situazione. L’aborto è moralmente sbagliato… Tutta la vita ha valore. Tutta la vita è un dono del nostro Creatore. Dobbiamo ricevere e conservare i doni che ci sono dati. Dobbiamo onorare il diritto alla vita. Quando le libertà di un gruppo di cittadini indifesi sono violate, come per i nascituri, i neonati, i disabili e i cosiddetti ‘imperfetti’, capiamo che le nostre libertà come nazione e individui sono in grande pericolo”. Eppoi ha lanciato un appello alle donne ed agli uomini: “Avete una grande opportunità, mi rivolgo agli uomini presenti. C’è un’interessante battaglia tra il bene e il male. Voi da quale parte state? Quale tipo di uomini volete essere? Voi siete fatti per cose grandi; non siete fatti per stare seduti passivamente. Siete fatti per alzarvi ed essere uomini. Siete fatti per difendere donne e bambini, non per farvi da parte e voltare la testa, quando sapete che è in corso un omicidio. Non siete fatti per usare una donna e poi abbandonarla. Siete fatti per essere gentili, grandi, aggraziati, forti, per prendere posizione. Ascoltatemi: io sono stufa di fare il vostro lavoro. Donne, voi non siete fatte per essere abusate, per stare lì ed ignorare il vostro valore. Meritate che si combatta per voi, sempre”.