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Giornata per le malattie rare, l'impegno della Santa Sede

Arcivescovo Zygmunt Zimowski, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale Sanitaria |  | CNA Arcivescovo Zygmunt Zimowski, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale Sanitaria | | CNA

Nella IX Giornata Mondiale delle Malattie Rare, che si celebra oggi 29 febbraio, sul tema: “Al centro la voce del paziente. Unitevi a noi per far sentire la voce delle malattie rare” arriva la voce della Santa Sede tramite il Messaggio del Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari l’arcivescovo Zygmunt Zimowski.

Delle malattie rare e negletti si occuperà la prossima Conferenza Internazionale, organizzata dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, che avrà luogo in Vaticano nei giorni 10-12 novembre 2016.  Un evento che a conclusione del Giubileo straordinario della Misericordia, sarà un’ulteriore occasione per valorizzare l’opera di misericordia corporale dell’assistenza agli ammalati.

“Si tratta,- si legge nel messaggio- in particolare, di rendere queste persone sempre più protagoniste, dotate dei necessari punti di riferimento; e al tempo stesso di sensibilizzare le autorità competenti, gli operatori sanitari, i ricercatori, l’industria farmaceutica e chiunque abbia un sincero interesse per le malattie rare. Tutto questo al fine di rompere quella cortina di silenzio o di esclusività che rischia in molti casi di nascondere un problema che, invece, attiene all’intera società.

In questo impegno si sente coinvolta anche la Chiesa, continuamente spronata da Papa Francesco a crescere e camminare nella solidarietà.

La solidarietà comporta il condividere le situazioni degli altri, chiunque essi siano, il sentirsi partecipi delle loro sofferenze, il progettare e realizzare efficaci azioni di sostegno, sempre in una prospettiva di inclusione. Pertanto, l’etica della solidarietà non è riducibile alle pur indispensabili funzioni delle istituzioni sociali, né compete esclusivamente a chi svolge determinate professioni. L’altro è qualcuno che ci interpella per il fatto stesso di essere persona e di trovarsi nel bisogno”.

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