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Giustizia, misericordia, pace per il Brasile. La preghiera del Cardinale Parolin

Cardinale Pietro Parolin | Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano | Marco Mancini / ACI Stampa Cardinale Pietro Parolin | Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano | Marco Mancini / ACI Stampa

“Giustizia, concordia assieme a un vero processo della pace”: è questa la preghiera del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, nell’omelia della Messa celebrata la sera del 7 settembre nel Pio Collegio Brasiliano a Roma. L’occasione era il 190esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra la nazione latinoamericana e la Santa Sede. 

Dopo quasi due secoli di relazioni, il Paese si è profondamente trasformato, e ora vive una crisi politica che di certo la Santa Sede guarda con attenzione. Un attenzione che non viene mai meno: nel 2011, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace presentò le pratiche delle ficha limpia come esempi da seguire di dottrina sociale applicata alla politica, e il Brasile è ora al centro della rete Repam, ispirata sempre da Giustizia e Pace, che si propone di affrontare e risolvere il problema del disboscamento della foresta amazzonica.

Sono forse questi gli esempi cui pensa il Cardinale Parolin, certamente informato, quando sottolinea che vivendo le Beatitudini, i cristiani brasiliani possono “capovolgere la scala dei valori”, mettendo al primo posto il servizio all’uomo, la giustizia e la pace.

Ricorda il Cardinale Parolin che il Papa “fu tra i primi a riconoscere l’indipendenza del Brasile, proclamata da dom Pedro I”, ma anche che prima di farlo “aspettò che fosse raggiunta la separazione dal Portogallo, dove regnava il padre, dom Joao I”. Insomma – nota il Segretario di Stato – la Santa Sede “ha accompagnato, a partire dagli albori e anche nei suoi passaggi difficili, la storia del Paese, che l’ha visto protagonista di un processo di crescita sociale ed economica fino ad assumere progressivamente un ruolo di primo piano non solo a livello regionale, ma anche sulla scena mondiale”.

Cosa fa la Santa Sede quando entra in rapporti con uno Stato? Di certo, non guarda le cose dal di fuori, specialmente quando “in quella comunità nazionale vivono dei battezzati”. Il Brasile, poi, ha una storia profondamente influenzata dal cristianesimo, e dunque “il riconoscimento reciproco assume una particolare pregnanza”.

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Nel novembre 2008, Brasile e Santa Sede hanno siglato un accordo, che il Cardinale Parolin non può che menzionare. Il preambolo sottolinea la cooperazione tra Stato e Chiesa “per l’edificazione di una società più giusta, pacifica e fraterna”, che deve rendere i fedeli “parte attiva, contemporaneamente, della comunità ecclesiale e di quella statale”.

Il Cardinale Parolin invita i cristiani a “farsi guidare dallo Spirito del Vangelo” in particolare dalle “Beatitudini”, il “testo costituzionale della nostra fede”.

“Con l’insegnamento delle Beatitudini — sottolinea il Segretario di Stato — Gesù capovolge la scala dei valori dell’uomo e annuncia il modo con il quale Dio salva. Il Signore ci ammonisce a non crogiolarci nella sazietà, a non porre la nostra consolazione nella ricchezza, a non vivere con superficialità, a non cercare il consenso delle folle. Gesù vuole mettere in guardia da un’esistenza dominata dalla brama del possesso, del dominio, schiava della violenza. Il Signore indica un percorso di autentica speranza, capace di rinnovare la vita dell’uomo, di risanarlo nel profondo. Gli atteggiamenti che si oppongono alle Beatitudini, invece, tengono l’uomo legato a ciò che è apparente, provvisorio, illusorio, e facendogli perdere il senso di Dio e del prossimo, lo degradano rispetto all’elevatezza della sua vocazione”.

I criteri guida del cristiano sono “quelli predicati dai Vangeli e vissuti in prima persona da Gesù”. Vale a dire, “la solidarietà con gli ultimi, con chi piange, con chi è perseguitato. Il criterio della nostra azione non deve essere quello del dominio, della ricerca del potere, della sopraffazione, ma bensì quello del servizio e soprattutto della libertà”.

Uno stile di vita che è ha ricadute positive sulla società, un contributo evangelico – afferma il Cardinale – “tanto più prezioso” nel particolare momento che vive il Paese, “in cui il popolo brasiliano ha bisogno di attingere alle sue migliori risorse spirituali e ritrovare la via della concordia e della riconciliazione”. Il Cardinale rivolge dunque un appello ai sacerdoti, perché aiutino i fedeli laici “a crescere nell’impegno di vivere il Vangelo nella concretezza della vita, in ogni circostanza, anche rendendosi ‘impopolari’ se necessario, non temendo di apparire minoritari”.