Il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali - entrato in vigore 25 anni fa - "vuole essere strumento per il futuro delle Chiese Orientali Cattoliche, perché esse recuperino l’autenticità per essere veri testimoni della propria tradizione ecclesiale; si inseriscano con piena consapevolezza nel cammino della Chiesa, soprattutto laddove sono state temporaneamente escluse da circostanze storiche, per dare il loro contributo allo sviluppo della cattolicità, superino la dispersione di forze e progettualità per una robusta e ordinata crescita ecclesiale". Lo ha detto il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, intervendo al Simposio organizzato in occasione delle celebrazioni per il centenario della stessa Congregazione e del Pontificio Istituto Orientale.

"La norma canonica - ha ricordato il Prefetto - fa parte del patrimonio della Chiesa; essa aiuta ed agevola l’esercizio della carità e, prevenendo le possibili arbitrarietà, garantisce la giustizia nella tutela dei diritti e nella determinanazione dei doveri, in modo che la persona possa vivere nella Chiesa la sua vocazione alla salvezza".

Il Cardinale Sandri si rivolge poi ai Vescovi della Chiesa Latina dei Paesi "in cui in modo più consistente si è assistito negli anni recenti alla migrazione di tanti figli e figlie delle Chiese Orientali Cattoliche". "È urgente e necessario - è stato l'appello del porporato argentino - che essi siano accompagnati pastoralmente nel rispetto della ricchezza del patrimonio ecclesiale di cui sono portatori, e per farlo è necessario disporre di personale preparato nelle discipline orientali", per questo il Cardinale Sandri ha chiesto che "si possa prevedere l’invio di un sacerdote, almeno per regione ecclesiastica, che sia formato a rispondere alla sfide di questo tempo della Chiesa in Occidente".