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Il cattolicesimo "regge" in Italia

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Nei giorni scorsi il CESNUR, il Centro studi sulle nuove religioni diretto a Torino dal sociologo Massimo Introvigne, ha reso pubblici i dati sulle minoranze religiose presenti in Italia. Le tabelle riassuntive fornite dal CESNUR sono due.

La prima riguarda i soli cittadini italiani regolarmente registrati come tali, mentre la seconda si estende a tutti gli stranieri presenti in Italia, compresa una stima approssimativa dei clandestini.

Tra gli oltre 55.000.000 di cittadini italiani, gli appartenenti a minoranze religiose sono 1.781.207, pari al 3,2% del totale. La prima minoranza religiosa tra i cittadini italiani è quella dei Testimoni di Geova, con oltre 424.000 fedeli. Seguono i musulmani con 302.000 e i cristiani ortodossi con 212.000. Al quarto posto, prime fra i protestanti, figurano le pentecostali Assemblee di Dio, con circa 150.000 fedeli, ma se a questi si sommano i protestanti di tutte le altre denominazioni (valdesi, metodisti, battisti, avventisti, altri gruppi pentecostali, ecc.) il loro numero complessivo sale a 450.000 fedeli.

Al quinto posto i buddisti, con 157.000 fedeli, costituiscono il segmento in più forte espansione tra i cittadini italiani, non per immigrazione ma per conversione, specie alla corrente della Soka Gakkai con i suoi 80.000 seguaci. Se però si sommano come fedeli tutti gli stranieri presenti sul territorio italiano, compresi i clandestini, il quadro assume un’altra fisionomia. Infatti gli stranieri ammontano a 5.026.000, l’8,3% della popolazione italiana residente, che è di oltre 60.000.000. Tra di essi vi sono anche 908.000 cattolici. Se si tolgono questi dal calcolo, il totale degli immigrati di fede non cattolica è di 4.118.000, il 6,8% dell'intera popolazione. E tra questi il primato numerico non è dei musulmani ma dei cristiani ortodossi e protestanti, che sommati ai cattolici fanno il 53,9% degli stranieri.

Seguono i musulmani, con il 32% e poi man mano i seguaci di altre religioni, con una porzione significativa anche di agnostici e atei. Un ultimo calcolo dimostra che il fenomeno migratorio ha portato in Italia 2.704.000 nuovi cristiani, molti di più dei musulmani. Nel commento dei dati il prof. Introvigne ha detto: “Non c'è l'islamizzazione da molti paventata ma c'è invece una certa nuova cristianizzazione, perché tramite l'immigrazione la percentuale di cristiani in Italia è destinata a crescere, e cresce anche la percentuale di persone che frequentano le chiese, perché la pratica religiosa è molto più alta anche per i cattolici venuti dall'Africa, dal Perù o dalle Filippine, rispetto a chi è nato in Italia".

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Nell’introduzione al volume il sociologo ha sottolineato che la pluralità delle religioni in Italia favorisce un aumento delle unioni miste, con i genitori uno cattolico e uno no, e quindi con una meno sicura trasmissione della fede cattolica ai figli: “ Negli anni 1970, e nella prima parte degli anni 1980, il tema dominante era quello della crisi della religione. La tesi della secolarizzazione, nella sua versione quantitativa, postulava che, mentre progrediva la mentalità scientifica, nelle società industriali avanzate c’era sempre meno religione; non mancava chi prospettava come futuro evolutivo della religione addirittura l’estinzione… Naturalmente, chi ritiene che oggi, nell’epoca postmoderna, sia la secolarizzazione a essere ‘vicina all’estinzione’ fa riferimento a una nozione meramente quantitativa di secolarizzazione”.

Quindi il sociologo ha sottolineato che si assiste al fenomeno del ‘ritorno del religioso’: “Si tratta però di determinare, con maggiore precisione, quale tipo di religioso ‘ritorni’ nell’epoca postmoderna… Per comprendere chi veramente beneficia del contemporaneo ritorno del sacro occorre superare, forse, ora, con l’aiuto di questa ricerca, alcuni pregiudizi tanto diffusi quanto infondati. Anzitutto, non è del tutto vero che il ritorno del sacro si verifichi completamente al di fuori delle religioni maggioritarie e delle Chiese storiche. Certo, mentre le statistiche sul numero di persone che si dicono interessate alla religione o al sacro sono notevolmente simili da Paese a Paese, le statistiche sul numero dei praticanti sono molto diverse”. La ricerca inoltre sconfessa che possa esistere una ‘invasione delle sette’: “Certo, i movimenti religiosi in qualche modo alternativi sono moltissimi.

Ma il numero di aderenti a questi movimenti rimane piuttosto contenuto. Naturalmente, le statistiche dipendono da dove, esattamente, si pone la linea di demarcazione fra le religioni ‘storiche’ e i ‘nuovi movimenti religiosi’. In America Latina e in alcuni Paesi dell’Africa e dell’Asia, per esempio, sono possibili enormi variazioni del dato statistico relativo ai ‘nuovi movimenti religiosi’ a seconda dell’inclusione o meno, in questa categoria, delle comunità protestanti di tipo pentecostale o fondamentalista indipendente. Da questa ricerca risulterebbe comunque confermato  che le realtà normalmente così etichettate riuniscono meno dell’1% degli italiani. Molte sigle, talora rilevanti dal punto di vista culturale e tipologico, hanno però un numero minuscolo di aderenti così che, più che di una ‘invasione delle sette’ si dovrebbe parlare di una ‘invasione delle sigle’.

Altro è il discorso sulle minoranze religiose, il che in Italia significa sulle religioni diverse dalla cattolica. Complessivamente, chi avrà modo di leggere la presente rassegna enciclopedica, vi troverà esposte 853 minoranze religiose e spirituali presenti in maniera organizzata nel nostro Paese; nella prima edizione di questa enciclopedia, pubblicata nel 2001, erano 658”.