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Il compleanno del cappellano di Solidarność: Jerzy Popieluszko, martire della verità

Martire della verità e del comunismo

Jerzy Popieluszko | Jerzy Popieluszko | Church in Poland
Jerzy Popieluszko | Jerzy Popieluszko | Church in Poland
Okopy il villaggio natale di Popieluszko |  | WR
Okopy il villaggio natale di Popieluszko | | WR
La chiesa di San Stanislao a Kostka |  | WR
La chiesa di San Stanislao a Kostka | | WR
La tomba del beato a Varsavia  |  | WR
La tomba del beato a Varsavia | | WR

Nel 1775 l'astronomo reale polacco Szymon Antoni Sobiekrajski pubblicò un rapporto in cui dichiarava che il centro geografico dell'Europa era situato nella piccola cittadina polacca di provincia, Suchowola, nel nord-est della Polonia, non lontano dalla frontiera con la Bielorussia. Una zona rurale con le colline amene coperte di campi e boschi.

E proprio nelle vicinanze di quel centro geografico del nostro continente, nel villaggio di Okopy, in una famiglia dei contadini profondamente religiosa è nato il 14 settembre 1947, esattamente 73 anni fa, un ragazzo che nel 2010 la Chiesa avrebbe dichiarato beato, padre Jerzy Popiełuszko. 

Alek, così lo chiamavano in famiglia, era un ragazzo delicato, taciturno e obbediente. Per servire la Messa si svegliava un’ora prima e faceva quasi 5 chilometri a piedi per andare alla chiesa parrocchiale di Suchowola, anche con il maltempo. La profonda fede dei genitori l’aveva plasmato profondamente e proprio nella famiglia maturò la sua vocazione sacerdotale. Perciò nessuno si è meravigliato quando, dopo gli esami di maturità, entrò nel seminario maggiore di Varsavia (anche se da ragazzo meditava di diventare francescano affascinato dalla figura di san Massimiliano Kolbe). Ma dopo un anno nel seminario Popiełuszko doveva fare il servizio militare obbligatorio che durò due anni, dal 1966 al 1968. Questo servizio consisteva in inutili esercitazioni e continui corsi d'indottrinamento politico. Purtroppo, qualcuno non resisteva alle vessazioni e crollava psicologicamente rinunciando al sacerdozio. Invece l’alunno Popieluszko in questa difficile situazione divenne una specie di leader spirituale per gli altri anche se pagò a caro prezzo questo suo atteggiamento. Spesso veniva punito e sottoposto ad ogni sorta di vessazioni, che minarono gravemente la sua salute.

Dopo il ritorno al seminario Popieluszko continuò con grande serietà gli studi coltivando sempre la vita di preghiera: fu ordinato sacerdote nel 1972. Cominciò subito il ministero pastorale in alcune parrocchie nei pressi di Varsavia (Zabki, Anin). Negli anni 1979 e 1980 si occupò della pastorale per gli studenti nella chiesa universitaria di Sant'Anna. Purtroppo, le sue condizioni di salute erano sempre precarie e nel 1980 fu accettato come residente nella parrocchia di San Stanislao Kostka della capitale da don Teofil Bogucki. In Polonia erano i tempi dei grandi cambiamenti politici e sociali, segnati dalla nascita del sindacato "Solidarnosc", il primo sindacato libero nel blocco comunista. La parrocchia si trovava non lontano dalle grandi acciaierie “Huta Warszawa” dove gli operai cominciarono lo sciopero e chiesero un sacerdote per assisterli e celebrare la Messa. Ad essere mandato con il permesso del vescovo fu proprio p. Popieluszko. Per lui era un'esperienza nuova perché non conosceva il mondo operaio, ma gli operai accettarono benissimo quel piccolo e malaticcio sacerdote dalla debole voce che diventò la loro guida e punto di riferimento in questo periodo turbolento.

La situazione peggiorò drammaticamente quando il 13 dicembre del 1981 il gen. Jaruzelski dichiarò in Polonia lo “stato di guerra” con l’introduzione della legge marziale. Cominciarono le persecuzioni e gli arresti degli attivisti del sindacato “Solidarnosc” e della società civile. In quel periodo padre Jerzy organizzò nella parrocchia le celebrazioni eucaristiche chiamate "Messe per la Patria"; già prima il parroco Bogucki aveva introdotto nella parrocchia tale tradizione. Una volta il futuro martire disse: “Non c’è bisogno di molti uomini per proclamare la verità (…) gli altri li cercano e vengono da lontano per ascoltare parole di verità, perché la nostalgia della verità è connaturata all’uomo” e aveva ragione: alle sue messe padre Jerzy attirava masse di persone che venivano non soltanto da Varsavia ma da tutta la Polonia, ad esse partecipavano anche 15-20 mila persone.

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Egli però non era un attivista sociale o politico, ma un sacerdote cattolico fedele al Vangelo. Quanto proclamava era contenuto nella dottrina sociale della Chiesa, negli insegnamenti di Giovanni Paolo II e del defunto primate polacco cardinale Stefan Wyszynski. Ogni sistema totalitario si regge sulla paura e sull'intimidazione, invece padre Jerzy liberava la gente dalla paura del sistema, perciò era considerato dai comunisti un nemico mortale. Per lo stesso motivo anche Giovanni Paolo II, che gridava “Non abbiate paura”, era percepito come nemico da tutti i dittatori. Padre Popieluszko da un lato smascherava tutta la falsità e l’ipocrisia del sistema comunista, dall’altro indicava ai cristiani come affrontare il totalitarismo: “Combatti il male con il bene”.

La lotta del regime comunista contro la Chiesa polacca prevedeva anche l’eliminazione fisica dei sacerdoti. A settembre del 1984 i capi dei servizi segreti polacchi presero la decisione di risolvere definitivamente il “caso Popieluszko”. Il primo attentato compiuto il 13 ottobre durante il viaggio da Danzica a Varsavia non riuscì. Ci riprovarono il 19 ottobre quando padre Jerzy tornava dalla città di Torun. Il sacerdote fu rapito, torturato e buttato nella Vistola con un sacco di pietre legato al corpo. Gli assassini - Piotrowski, Chmielewski, Pękala - facevano parte dei reparti speciali del Ministero degli Interni. Per questa gente indottrinata e spietata assassinare un prete, nemico ideologico, era una cosa normale. Così lo fecero con inaudita brutalità anche in odio alla fede che il prete rappresentava.

A partire dal giorno del ritrovamento del corpo, il 30 ottobre, cominciò a diffondersi la fama di santità del martire. Cominciarono a succedersi notizie su numerose grazie attribuite alla sua intercessione e con esse anche le richieste di aprire la causa canonica di beatificazione. Tale processo indetto dal cardinale Józef Glemp, primate e arcivescovo di Varsavia, cominciò l'8 febbraio del 1997 e si concluse con la solenne Messa di beatificazione sulla piazza centrale di Varsavia celebrata il 6 giugno 2010 dal card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

Il 14 settembre 2012 nell’ospedale di Créteil, nelle vicinanze di Parigi, si verifica una guarigione inspiegabile da punto di vista medico di François Audelan, un malato di leucemia allo stato terminale: questo caso del presunto miracolo tramite l'intercessione di padre Popieluszko viene analizzato durante il processo diocesano di canonizzazione che si è svolto a Créteil dal 20 settembre 2014 al 14 settembre 2015. Successivamente tutta la documentazione è stata trasmessa alla Congregazione delle Cause dei Santi dove si svolge la fase “vaticana” del processo che dovrebbe portare alla canonizzazione di padre Jerzy Popieluszko, martire del comunismo.