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Il coraggio, l'audacia e il rapporto con i Papi dei gesuiti di Civiltà Cattolica

Padre Carlo Maria Curci, primo direttore di Civiltà Cattolica |  | Civiltà Cattolica
Padre Carlo Maria Curci, primo direttore di Civiltà Cattolica | | Civiltà Cattolica
La copertina del libro  |  | Rizzoli
La copertina del libro | | Rizzoli

La cosa che non ti aspetti è che sia stato Pio IX ad innamorarsi dell’idea di una rivista popolare.

La nascita della Civiltà Cattolica raccontata da padre Giovanni Sale in un saggio pubblicato nel volume “ Il coraggio e l’audacia. Da Pio IX a Francesco” edito da Rizzoli, è suggestiva.

All’epoca, prima del 1850 quando la rivista pubblicò il primo quaderno, il Preposito era un olandese, e i liberali lo vedevano come “l’anima nera” di Pio IX.  Ma il vulcanico Padre Carlo Maria Curci, animatore principale del progetto, aveva convinto Pio IX e il Padre Generale Roothan si fece subito sostenitore dell’idea. Una rivista non per eruditi, ma per tutti.

Intendiamoci, tutti in un’epoca di analfabetismo diffuso, è sempre un termine molto diverso da oggi.

E anche la lingua degli articoli, come il primo editoriale dello stesso Curci, non è proprio quella moderna dei Promessi Sposi del Manzoni, ma l’idea di essere uno strumento per diffondere la mens papalis in modo ufficioso è comunque nata con quella proposta di un gesuita che, pochi decenni dopo la ricostituzione della Compagnia, si mette a servizio del Papa, ancora Re.

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La storia corre veloce, e la rivista che da Napoli dove viene stampata la prima volta, arriva a Roma e Firenze, fuggendo da controlli e censure, diventa sempre più riferimento e “mezzo” per i pontefici italiani. Con la bella abitudine delle conversazioni dei direttori con i Papi prima, e con la segreteria di Stato dopo. Nel racconto di Padre Sale si capisce bene a quali Pontefici vadano le sue simpatie, e alla fine manca addirittura del tutto il racconto del rapporto tra Civiltà Cattolica e Benedetto XVI.

Per il rapporto con Papa Francesco c’è il saggio introduttivo dell’attuale direttore padre Antonio Spadaro, che sappiamo essere molto legato all’attuale Pontefice. Spadaro, è vero, cita dei testi di Benedetto, ma in effetti di quegli otto anni di pontificato di fatto non si parla.

Dal 2011 quando finisce la direzione di Padre Salvini ( e non nel 2001 come nel refuso di pagina 85)  Padre Spadaro ha raccolto la grande eredità della Civiltà Cattolica con il suo “collegio degli scrittori” voluto espressamente dal Papa, e ha dato una ulteriore svolta alla rivista che ha spesso cambiato la sua linea editoriale. Alla scuola del primo Papa gesuita della storia, Spadaro lascia l’italianità assoluta e diventa più internazionale e plurilingue, più “pop” nel senso largo ed ampio e “culturale” del termine. Sembra un ritorno alle origini, con i romanzi a puntate del padre Bresciani.

La parte più suggestiva del libro è quella documentale. I testi dei Pontefici sono lo specchio del tempo ma anche la dimostrazione di come la rivista sia stata più o meno vicina alla idea iniziale di Pio IX e a quella di Leone XIII che volle creare il “ Collegio degli Scrittori” 16 anni dopo la prima uscita di Civiltà Cattolica. Storia e politica della Santa Sede in Italia si intrecciano in quelle pagine che dopo 4000 quaderni diventano ora sempre meno italiane.

Benedetto XVI, di cui è riportato solo il discorso dell’udienza al Collegio nel 2006, disse: “ ecco dove si colloca di una rivista di cultura come La Civiltà Cattolica: partecipare al dibattito culturale contemporaneo, sia per proporre, in modo serio e al tempo stesso divulgativo, le verità della fede cristiana in maniera chiara e insieme fedele al Magistero della Chiesa, sia per difendere senza spirito polemico la verità, talvolta deformata anche attraverso accuse prive di fondamento alla comunità ecclesiale”.

É lo stesso compito con cui è nata, come ha ricordato Papa Francesco il 9 febbraio scorso: “il senso profondo e specifico della vostra rivista è ben descritto e deve rimanere immutato, cioè quello di una rivista che è espressione di una comunità di scrittori tutti gesuiti che condividono non solamente una esperienza intellettuale, ma anche una ispirazione carismatica e, almeno nel nucleo fondamentale della redazione, la vita quotidiana della comunità. La varietà degli argomenti che voi trattate va scelta ed elaborata in una consultazione tra voi che richiede uno scambio frequente. E a voi spetta il confronto non soltanto sulle idee, ma anche sul modo di esprimerle e i mezzi adatti per farlo. Il centro della Civiltà Cattolica è il Collegio degli Scrittori. Tutto deve ruotare attorno ad esso e alla sua missione”.

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