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Il cristiano non è solo "umanamente corretto": VII domenica del Tempo Ordinario

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La Liturgia della Parola continua a proporci anche questa domenica il discorso della montagna. Nel brano di oggi appare per diverse volte l’affermazione: “E’ stato detto…ma io vi dico”. Si tratta di un giro di parole che veniva utilizzato tra gli ebrei per evitare di pronunciare il Nome di Dio. Ebbene, Gesù afferma: “Dio ha detto…ma io vi dico”.

Nessuno profeta aveva mai osato parlare in questo modo. La missione del profeta consisteva, infatti, nel trasmettere la Parola del Signore, la quale veniva introdotta sempre con queste parole: Così dice il Signore. Per parlare come Gesù bisogna essere o pazzi o essere Dio. E in effetti, il seguito del discorso di Gesù ci fa comprendere che il messaggio che egli trasmette è sovra-umano, divino in quanto Egli è Dio.

Vi fu detto occhio per occhio dente per dente. Ci troviamo davanti alla famosa legge del taglione, una legge che tentava di limitare gli eccessi della vendetta. A questa legge Gesù contrappone la legge dell’amore, superando i criteri puramente umani. Con grande concretezza Cristo ci presenta quattro esempi tratti dalla vita che descrivono situazioni di grave danno o di pesante sopruso subiti.

Gesù dichiara che non è lecito opporsi al male con altro male. E Lui ci offre l’esempio: il suo cuore, infatti, è aperto a tutti anche verso coloro che gli fanno del male e che lo uccidono. E’ vero che molto spesso da questo atteggiamento non ne ricaviamo alcun profitto umano, tuttavia, il nostro cuore ne esce arricchito, la nostra vita ne guadagna in serenità e, inoltre, come afferma Sant’Agostino, la via dell’amore è l’unica strada che  può trasformare i nemici in fratelli (Commento alla I lettera di San Giovanni 4, 10,7).

Questo “stile di vita” richiede una profonda comunione con il Signore perché è “divino” e distingue nettamente un cristiano da un non cristiano. Dice, infatti, Gesù: Se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?”.

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La vita cristiana non si risolve ad un comportamento umanamente corretto, ma è una chiamata a testimoniare la presenza della vita di Dio in noi. Vita divina che ci è stata donata con il sacramento del Battesimo, per mezzo del quale diventiamo realmente figli di Dio, e che viene alimentata dalla preghiera e dalla partecipazione ai sacramenti, in particolare la Confessione e l’Eucarestia. E’ proprio la presenza di Dio in noi che ci dà la possibilità di amare in maniera così piena, radicale, nuova e feconda.

La realtà dell’amore va vissuta, innanzitutto, cominciando da coloro che ci sono i più vicini: i nostri familiari, i nostri amici i nostri colleghi di lavoro, per poi allargarsi a tutti.