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Il Cristo sofferente della Basilica del Santo torna a splendere a Padova

Il Il " Cristo passo" della Basilica del Santo a Padova | | ©Giordano Passarella / Archivio MSA

A Padova nella Basilica del Santo magari non tutti si soffermano a guardare i tanti affreschi, ma uno in particolare è significativo e ora dopo un profondo restauro è tornato a splendere. Si tratta de “ Il  Cristo passo con gli strumenti della Passione” del tardo Quattrocento attribuito a Jacopo Parisati, detto Jacopo da Montagnana.

L’intervento di restauro, promosso dalla Veneranda Arca di S. Antonio e finanziato da un’azienda privata del Padovano, la Interchem Italia, mette in luce un punto della basilica dedicato al suffragio delle anime del Purgatorio, una pratica di pietà popolare molto diffusa tra tardo Medioevo e Rinascimento. A guidare il restauro Monica Pregnolato della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso. L’intervento, realizzato dal restauratore Giordano Passarella, è durato un paio di mesi e ha riguardato la pulitura e il consolidamento della superficie pittorica.

L’affresco dell’ultimo quarto del secolo XV  raffigura la crocefissione e  si trova in una delle nicchie della controfacciata della basilica. È completato da due angioletti dipinti su un fondo a finto marmo cin una targa con l’indulgenza per i defunti. Il restauro è stata una occasione per identificare un punto preciso della basilica dedicato al suffragio delle anime del Purgatorio, una pratica religiosa, assai sentita al Santo: ne fanno fede le sante messe ordinate dai fedeli e dai pellegrini che nella stragrande maggioranza sono in suffragio dei defunti.

L’immagine del Cristo sofferente è una delle più diffuse in tutta la Cristianità, in numerose varianti. A partire dal Medioevo una pia leggenda legata a papa san Gregorio Magno racconta che mentre il pontefice stava celebrando la messa, comparve sull’altare Cristo con la croce. Scosso profondamente da questa visione, Gregorio Magno concesse la possibilità ai fedeli, che avessero pregato davanti a immagini simili, di ottenere indulgenze per le anime dei defunti.  Nella Basilica del santo si concedono  “30.000 anni e 23 giorni di indulgenza a chi reciterà il Pater noster e l’Ave Maria” . Si parla di Papa Sisto, forse Sisto IV  papa dal 1471 al 1484: questa citazione dà probabilmente anche un’indicazione temporale di massima per l’esecuzione dell’affresco.

Inoltre una scritta semicancellata ma ancora leggibile mostra la sequenza delle sette preghiere che, secondo la tradizione, Gregorio Magno compose per essere recitate davanti all’immagine del Cristo passo.

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L’affresco che oggi vediamo, generalmente attribuito a Jacopo Parisati da Montagnana, è un bell’esempio di pittura post mantegnesca databile all’ultimo quarto del Quattrocento.  Nella basilica, tra opere di pittura, scultura e oreficeria, sono almeno 7 le raffigurazioni del Cristo passo realizzate nel corso dei decenni centrali del Quattrocento.

Le altre tre nicchie dei pilastri della controfacciata ospitano un santo ciascuna, di epoca trecentesca: sant’Antonio, san Ludovico di Tolosa, santa Lucia.

Il restauro è parte di un piano di valorizzazione delle opere del Santo individuato dalla Veneranda Arca di S. Antonio coma suo compito specifico per collegare la basilica con la città.