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Il decano della Rota Romana: "Servizio diplomatico, diakonia e obbedienza al Papa"

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“Il Dicastero della Rota Romana da più di un decennio è umile e insieme storico luogo di memoria e di celebrazione di persone ed eventi, tutti protesi a offrire una riflessione profonda del nostro essere al servizio del Successore di Pietro”. Lo dice il decano della Rota romana Pio Vito Pinto in apertura dell'atto accademico di inizio attività 2015-2016 dello Studio rotale, che si è svolto ieri pomeriggio.

Nella sala Riaria del Palazzo della Cancelleria anche il Sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Angelo Becciu, cui Pinto si rivolge per ribadire, “nella Curia, il ruolo del servizio diplomatico della Santa Sede come segno di incondizionata obbedienza al Papa”.

Nella prolusione del Sostituto “una delle prime sollecitudini di Papa Francesco, il rapporto Pietro-Vescovi Capi delle Chiese”.

Nel suo intervento, pubblicato dall’Osservatore Romano, Pinto ha voluto “porre in luce l’alto contributo del servizio diplomatico della Santa Sede nell’arco del 900: tutti i Pontefici – ha aggiunto -, eccetto il primo (S. Pio X) e l’ultimo (S. Giovanni Paolo II; insieme alla misteriosa transizione di Giovanni Paolo I), vennero dal servizio diplomatico della Santa Sede - e tutti Vescovi Capi di Diocesi, eccetto Pio XII – ma il filo, come invisibile ordito lega tutto e tutti, il medesimo che oggi illumina il pontificato di Francesco: la diakonia, servo dei servi il Papa, servi i Vescovi, perché serva è la Chiesa sposa di Cristo servo”.

Pinto ha ricordato “Roncalli e Montini, come Sacerdoti, Vescovi e diplomatici, così diversi tra loro, e pure legati da profonda fraterna amicizia; ambedue vincolati al Vaticano II e con questo alla Collegialità episcopale, alla dignità del ruolo dei Vescovi Capi delle Chiese”.

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