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Il nome di Dio è misericordia, Papa Francesco racconta come l'ha vissuta

Papa Francesco  |  | Daniel Ibanez/ CNA Papa Francesco | | Daniel Ibanez/ CNA

Poco più di cento pagine tutte concentrate sulla misericordia, e un titolo che richiama le parole di Benedetto XVI. “Il nome di Dio è misericordia” è un libro intervista che il vaticanista Andrea Tornielli, amico di vecchia data di Jorge Mario Bergolgio, ha realizzato con Papa Francesco.

Il tema è uno solo, appunto la misericordia, declinato in vari modi.

Papa Francesco ricorda episodi della sua vita che ama citare spesso, cita i suoi predecessori, da Paolo VI a Luciani e ovviamente, parlando di misericordia, di Giovanni Paolo II, e di Benedetto XVI.

Francesco mentre parla del “tempo della misericordia” cita Ratzinger: “La misericordia è in realtà il nucleo centrale del messaggio evangelico” e “è il nome stesso di Dio”.

Un libro esperienzale, dice il Papa agli editori e a Tornielli che lo ha portato al Papa la sera prima della presentazione ufficiale avvenuta a Roma.

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Non una intervista, dice Padre Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ma una conversazione.

In sala all’ Augustinianum, anche coloro che hanno già intervistato il Papa, in varie vesti. 

Ma Francesco dice si tratta di “un libro con la mia vita”. Esperienze dunque e qualche affermazione che magari sorprenderà chi non ha ancora saputo capire Bergolgio.

Il Papa ricorda diversi personaggi, della sua vita ovviamente, ma anche della storia della Chiesa. Come Pio XII che “più di mezzo secolo fa aveva detto che il dramma della nostra epoca era l’aver smarrito il senso del peccato, la coscienza del peccato”.

E di questo il Papa parla molto, come un buon parroco con i suoi parrocchiani. Del senso del peccato che si è perso, del rischio del relativismo, della poca chiarezza nel mondo di oggi di cosa significhi davvero essere cristiani fuggendo il rischio della corruzione.

La parabola del figlio prodigo, o del padre misericordioso, insieme alla spiritualità ignaziana sulla corruzione sono i binari sui quali corre il racconto dei piccoli episodi che ricorrono nelle parole del Papa.

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E nel testo il Papa si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa e chiarisce che le sua parole sugli omosessuali e la Chiesa non sono altro che quelle del Catechismo della Chiesa cattolica.

O quando raccontando una vicenda personale ricorda che in certe situazioni un sacerdote non può dare la assoluzione, ma semmai una benedizione.

A presentare il libro il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin che ha messo in evidenza il tema sotteso in tutto il libro, quella voglia di ognuno di sentirsi peccatori e quindi bisognosi di perdono e misericordia.

Così il Papa ricorda il ruolo dei confessori, e parla di Leopoldo Mandic uno dei santi cui il Papa ha affidato il giubileo, confessore cappuccino di fine ‘800, e di come il peccato abbia una rilevanza sociale, collettiva, ma nel contempo parla della grande necessità di misericordia anche nella giustizia.

Il cardinale Parolin ha ricordato che alcune pagine sono commoventi, tutte si può dire sono di immediata comprensione anche quando il Papa sembra non voler dare risposte troppo definitive e secche.

Alla fine il Papa ricorda che per vivere il Giubileo della misericordia la strada più sicura è riprendere il mano quelle “Opere di misericordia corporale e spirituale”.

Alla presentazione anche la testimonianza di un carcerato di Padova, cinese Zan Agostino, storia concreta di come la misericordia opera per vie imprevedibili anche grazie alla Cooperativa Giotto.