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Il Papa a Monza, l’importanza sconosciuta di un passaggio

Duomo di Monza | Una veduta dell'interno del Duomo di Monza | duomomonza.it Duomo di Monza | Una veduta dell'interno del Duomo di Monza | duomomonza.it

Monza non è solo il luogo dove Papa Francesco ha celebrato Messa durante il suo viaggio a Milano e in terra ambrosiana. È anche un luogo che ha un forte legame con la sede apostolica, tanto da mantenere il rito romano invece del rito ambrosiano celebrato nella diocesi. Ed è il luogo dove si trova uno dei simboli della Chiesa ancora indivisa: la croce di San Gregorio Magno.

“La Croce di San Gregorio Magno – racconta ad ACI Stampa monsignor Silvano Provasi, arciprete del Duomo di Monza – fu donata da Gregorio I alla regina Teodolinda, in occasione del Battesimo del figlio Adaloaldo. È una croce del VII secolo, che Paolo VI portò come croce pettorale durante il suo viaggio a Gerusalemme, quando incontrò il Patriarca Atenagora”.

Paolo VI andò a Gerusalemme nel gennaio del 1964, e lì avvenne lo storico incontro con il Patriarca di Costantinopoli Atenagora. Lì, i due si abbracciarono, dando nuovo impulso ad un cammino ecumenico che prosegue ancora oggi.

“Paolo VI – racconta monsignor Provasi – portò questa croce pettorale, che era una croce della Chiesa ancora indivisa”.

Fu nel periodo di San Gregorio Magno che il patriarca di Costantinopoli, protetto dall’imperatore, si dichiarò “ecumenico” e quindi di autorità pari al Papa. Gregorio Magno cercò di sanare questa ferita, che fu uno dei primi passi che portarono poi allo scisma di Oriente.

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“Fu monsignor Pasquale Macchi, il segretario di Paolo VI, che suggerì al Papa di portare la croce pettorale di San Gregorio. Lui la conosceva bene. E Paolo VI ci ha regalato un recipiente di 500 lire d’argento come ringraziamento.”, racconta Monsignor Provasi.

Che aggiunge anche un dettaglio: “La offrimmo anche a Papa Francesco per il suo viaggio in Terrasanta nel 2014. E l’abbiamo offerta anche a Giovanni Paolo II, quando è andato a incontrare il Patriarca di Costantinopoli”.

Si deve a Teodolinda anche la costruzione dello splendido Duomo di Monza, dove è custodita anche la Corona Ferrea, con la quale venivano incoronati i re d’Italia. “La Corona Ferrea – dice monsignor Provasi – è una reliquia: è stata riconosciuta in essa la presenza di uno dei chiodi che crocifissero Gesù, alla pari del chiodo cusstodito a Milano, inserito nel morso del cavallo di Costantino”.

Per la visita del Papa a Monza, la Corona Ferrea è stata eccezionalmente esposta al pubblico – in genere, è custodita nella Cappella Zavattari, e tirata fuori solo per i visitatori che ogni ora accedono alla cappella. La Corona Viene portata in processione la terza domenica di settembre, per la festa del Santo Chiodo.

Papa Francesco non ha visto la Corona Ferrea, né ha visitato il Duomo di Monza, nel giorno della sua visita a Milano e in terra ambrosiana: troppo poco tempo. Ma Giovanni Paolo II ha avuto l’opportunità di vedere e toccare la reliquia, quando visitò Monza nel 1983.

 “La Chiesa di Monza – dice monsignor Provasi - esprime quel momento particolare del cambiamento d’epoca, con l’arrivo dei Longobardi, questo rapporto particolare tra la regina Teodolinda, e San Gregorio Magno, che è certificato dal dono della croce, una cosiddetta stauroteca. Il Duomo è diventato significativo nel 1300, il primo Giubileo, perché Monza era una delle città della via Francigena, e la presenza della reliquia della Corona Ferrea permetteva ai pellegrini di fermarsi. Per questo, una piccola chiesa è diventata poi una basilica”.

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Una basilica e una Chiesa locale fortemente connessa con Roma. “San Carlo ha concesso alcuni privilegi, come quello di avere il rito romano, e non quello ambrosiano, perché Monza era legato al vecchio rito patriarchino – Aquileia, Brescia, Como e altre province della zona. In realtà, San Carlo avrebbe voluto, dopo il Concilio di Trento, imporre il rito ambrosiano alla sua diocesi. I monzesi non hanno voluto”.