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Il Papa ai gesuiti: imparate a discernere nelle sfumature di grigio della vita

Il Papa con i gesuiti polacchi nell' arcivescovado di Cracovia |  | Osservatore Romano
Il Papa con i gesuiti polacchi nell' arcivescovado di Cracovia | | Osservatore Romano
Il Papa con i gesuiti polacchi nell' arcivescovado di Cracovia |  | Osservatore Romano
Il Papa con i gesuiti polacchi nell' arcivescovado di Cracovia | | Osservatore Romano
Il Papa con i gesuiti polacchi nell' arcivescovado di Cracovia |  | Osservatore Romano
Il Papa con i gesuiti polacchi nell' arcivescovado di Cracovia | | Osservatore Romano

Lo fa spesso Papa Francesco nei suoi viaggi, i confratelli gesuiti li incontra a parte in privato. Un po’ un modo di esercitare il ruolo del Preposito. E del resto i gesuiti hanno quel quarto voto che li lega in modo specialissimo al Papa e se il Papa è uno di loro il legame diventa un unicum nella storia della Chiesa cattolica.

E coì ha fatto anche in Polonia a Cracovia.

La Civiltà Cattolica ha pubblicato il testo intero del colloquio che parte ovviamente da una considerazione sul rapporto del Papa con i giovani. “A un giovane bisogna sempre rispondere con la verità” dice il Papa e aggiunge che “il lavoro con loro ha bisogno anche di pazienza, tanta pazienza”. Francesco racconta il suo colloquio con i ragazzi che hanno pranzato con lui a Cracovia. Le domande sono quelle di sempre: preghiera, confessione, parlare di fede. “ Si vede- racconta il Papa- che a volte i giovani hanno bisogno di «ricette». Allora si deve essere pronti a correggere questo atteggiamento di richiesta di ricette e di risposte pronte. Io ho risposto: «Guarda che l’ultima cosa che devi fare è dire qualcosa. Comincia a fare qualcosa. Poi sarà lui o lei che ti chiederà spiegazioni su come vivi e perché»”.

Poi il Papa passa a parlare delle università dei Gesuiti che “deve puntare a una formazione globale e non solamente intellettuale, una formazione di tutto l’uomo” e “questo significa rischiare sulla verità e non sulle «verità chiuse» che nessuno discute. La verità dell’incontro con le persone è aperta e richiede di lasciarsi interpellare davvero dalla realtà”.

Non comunismo, non liberismo, ma al centro c’è l’uomo.

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Francesco racconta anche come è diventato gesuita e conclude: “ la mia scelta per la Compagnia, posso dire, è maturata da sola” e ai preti appena ordinati dice: “il futuro è di Dio. Il massimo che noi possiamo fare sono i futuribili. E i futuribili sono tutti del cattivo spirito!”.

E in particolare parla del lavoro con i seminaristi: “date loro quello che noi abbiamo ricevuto dagli Esercizi: la saggezza del discernimento. La Chiesa oggi ha bisogno di crescere nella capacità di discernimento spirituale. Alcuni piani di formazione sacerdotale corrono il pericolo di educare alla luce di idee troppo chiare e distinte, e quindi di agire con limiti e criteri definiti rigidamente a priori, e che prescindono dalle situazioni concrete”. E ricorda il “Suscipe ignaziano”, che dice Francesco “anche Benedetto XVI aveva raccomandato rispondendo ai seminaristi durante una visita al Seminario Romano Maggiore, il 17 febbraio 2007”.

Cita Rahaner : “il gesuita dovrebbe essere un uomo dal fiuto del soprannaturale, cioè dovrebbe essere dotato di un senso del divino e del diabolico relativo agli avvenimenti della vita umana e della storia. Il gesuita deve essere dunque capace di discernere sia nel campo di Dio sia nel campo del diavolo. Per questo negli Esercizi sant’Ignazio chiede di essere introdotto sia alle intenzioni del Signore della vita sia a quelle del nemico della natura umana e ai suoi inganni. È audace, è audace veramente quello che ha scritto, ma è proprio questo il discernimento!”.E aggiunge: “Nella vita prevalgono le sfumature di grigio. Occorre allora insegnare a discernere in questo grigio.