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Il Papa ai nuovi ambasciatori: "Incoraggiamo a diventare artigiani della pace"

Papa Francesco e nuovi ambasciatori presso la Santa Sede | Papa Francesco durante le lettere credenziali di un gruppo di nuovi ambasciatori a dicembre 2015 | L'Osservatore Romano / ACI Group Papa Francesco e nuovi ambasciatori presso la Santa Sede | Papa Francesco durante le lettere credenziali di un gruppo di nuovi ambasciatori a dicembre 2015 | L'Osservatore Romano / ACI Group

Incoraggiare a diventare artigiani della pace: è il mandato che Papa Francesco consegna ai nuovi ambasciatori di Seychelles, Thailandia, Estonia, Malawi, Zambia e Namibia, che oggi hanno presentato le loro lettere credenziali. Nel suo discorso, il Papa sottolinea che il servizio diplomatico è inteso “a prenderci cura dell’umanità del creato”, e mette in luce l’emergenza migrazioni, chiedendo di “prenderci cura di loro”.

E’ la strada dell’impegno umanitario, quella tratteggiata da Papa Francesco nel discorso. I nuovi ambasciatori vengono dall’Africa, dall’Est Europa, dall’Asia. E la loro presenza – sottolinea il Papa – è “un forte richiamo al fatto che, nonostante le nostre nazionalità, culture e confessioni religiose possano essere diverse, siamo uniti dalla comune umanità e dalla condivisa missione di prenderci cura della società e del creato”.

Un servizio che “ha assunto una particolare urgenza”, perché “tante persone nel mondo stanno soffrendo conflitti e guerre,, migrazioni e trasferimenti forzati e incertezze causate dalle difficoltà economiche”, dice il Papa.

Per Papa Francesco, gli ambasciatori sono chiamati ad un servizio di solidarietà, che persegua la pace “in cui ogni diritto naturale individuale e ogni sviluppo umano integrale possa essere esercitato e garantito”. Ci vuole un lavoro di cooperazione, che incoraggi “i membri delle nostre comunità a diventare loro stessi artigiani di pace, promotori di giustizia sociale e difensori del vero rispetto per la nostra casa comune”.

Un compito difficile, concede il Papa, specie in una realtà frammentata in cui le persone “tendono ad isolarsi” anche per paura del “terrorismo”. E la riflessione lo porta al tema delle migrazioni, molto caro al Pontefice.

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“Dobbiamo essere risoluti nel far conoscere al mondo la situazione critica” di quanti “sono afflitti dalla tragedia della violenza e della migrazione forzata”, attraverso lo strumento diplomatico che “aiuta ad amplificare e a trasmettere questo grido”. Vero, dice il Papa, “le nostre iniziative in nome della pace dovrebbero aiutare le popolazioni a rimanere in patria”, ma “il momento presente ci chiama ad assistere i migranti e quanti si prendono cura di loro” e per questo “non dobbiamo permettere che malintesi e paure indeboliscano la nostra determinazione”.

Il Papa chiede una integrazione che “rispetti l’identità dei migranti e preservi la cultura della comunità che li accoglie”, perché “se incomprensione e paura prevalgono, qualcosa di noi stessi è danneggiato, le nostre cultura, la storia e le tradizioni vengono indebolite, e la pace stessa è compromessa”.

D’altra parte – conclude il Papa – “quando noi favoriamo il dialogo e la solidarietà, a livello sia individuale, sia collettivo, è allora che sperimentiamo il meglio dell’umanità e assicuriamo una pace duratura per tutti, secondo il disegno del creatore”.