“Dio viene a salvarci non trova miglior maniera per farlo che camminare con noi, fare la nostra vista. Nel momento di scegliere, non sceglie una grande città, un grande impero, non sceglie una principessa per madre, non sceglie un palazzo di lusso. Sembra che tutto sia stato fatto intenzionalmente quasi di nascosto. Maria è una ragazzina, un villaggio sperduto nelle periferie dell’Impero Romano che nessuno conosceva. Giuseppe è un ragazzo che amava Maria, un falegname che guadagnava il pane ogni giorno: tutto semplicità, di nascosto. E anche il rifiuto perché erano fidanzati e in un villaggio così piccolo, sapete come sono le chiacchiere. Vanno in giro e Giuseppe se ne accorse che era incinta ma lui era giusto. Tutto di nascosto, anche con la calunnia, con le chiacchiere. L’Angelo spiega a Giuseppe il mistero: quel Figlio è opera di Dio. Giuseppe fece quello che aveva detto l’Angelo. Le grandi città del mondo non sapevano nulla”. Lo ha detto il Papa nell’omelia a braccio pronunciata nel corso della Messa all’ostello Caritas Don Luigi Di Liegro di Roma dove ha aperto la Porta Santa della Carità.

“Così - ha aggiunto Francesco - è Dio tra noi. Se tu vuoi trovare Dio cercalo nell’umiltà, nella povertà, dove Lui è nascosto, nei bisognosi, nei malati, negli affamati, nei carcerati. E Gesù quando ci predica la vita ci dice come sarà il nostro giudizio. Non dirà vieni perché avete fatto offerte alla Chiesa, l’entrata in Cielo non si paga con i soldi. Non dirà sei importante, hai studiato, le onorificenze non aprono la porta del Cielo. cosa ci dirà? Mi avete dato una casa, da mangiare, mi sei venuto a trovare. Gesù è nell’umiltà. L’amore di Gesù è grande per questo oggi lo Spirito Santo aprisse il cuore dei romani e gli facesse vedere la strada della salvezza: non c’è lusso, la strada della ricchezza, del potere, c’è la strada dell’umiltà. I più poveri, i malati, i carcerati… Gesù dice di più: i peccatori che si pentono ci precederanno in Cielo. Loro hanno le chiavi. Quello che fa la carità è quello che si lascia abbracciare dalla misericordia del Signore”. 

“Noi oggi - ha proseguito il Pontefice - apriamo questa porta e chiediamo due cose. Primo, il Signore ci apra la porta del nostro cuore, ne abbiamo bisogno perché siamo peccatori e abbiamo bisogno della parola del Signore. Secondo, il Signore ci faccia capire che la strada della sufficienza della ricchezza della vanità dell’orgoglio non sono strade di salvezza. Il Signore ci faccia capire che la sua carezza di padre, la sua misericordia è quando noi ci avviciniamo a chi soffre, a chi è scartato. Lì è Gesù. questa porta è la porta della carità, la porta dove sono assistiti tanti scartati ci faccia capire che sarebbe bello che ognuno di noi, ogni romano si sentisse scartato e sentisse il bisogno dell’aiuto. Oggi noi pregiamo per Roma e i romani, incominciando da me perché dio ci dia la grazie di sentirci scartati perché noi no abbiamo meriti. Lui ci da misericordia e grazia e per avvicinarci dobbiamo avvicinarci a chi ha bisogno. Su questo avvicinamento saremo giudicati. Il Signore dia questa grazia a Roma e ai romani per avere l’abbraccio della misericordia: Dio è ferito di amore e per questo è capace di salvarci tutti”.