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Il Papa e il Patriarca: non rispettiamo più la natura come un dono condiviso

Giornata di preghiera per la custodia del Creato  |  | Aci Stampa VG Giornata di preghiera per la custodia del Creato | | Aci Stampa VG

Una veduta panoramica e un dono sublime, il Papa e il Patriarca raccontano così la Creazione e il Creato nel loro primo messaggio comune pubblicato oggi nella Giornata del Creato. “La dignità e la prosperità umane- scrivono-  sono profondamente connesse alla cura nei riguardi dell’intera creazione”.

Ma la storia “ci rivela uno scenario moralmente decadente, dove i nostri atteggiamenti e comportamenti nei confronti del creato offuscano la vocazione ad essere collaboratori di Dio. La nostra tendenza a spezzare i delicati ed equilibrati ecosistemi del mondo, l’insaziabile desiderio di manipolare e controllare le limitate risorse del pianeta, l’avidità nel trarre dal mercato profitti illimitati: tutto questo ci ha alienato dal disegno originale della creazione. Non rispettiamo più la natura come un dono condiviso; la consideriamo invece un possesso privato. Non ci rapportiamo più con la natura per sostenerla; spadroneggiamo piuttosto su di essa per alimentare le nostre strutture”.

L’impatto dei cambiamenti e della reazione della natura ferita, scrivono Francesco e Bartolomeo, “si ripercuote, innanzitutto, su quanti vivono poveramente in ogni angolo del globo. Il nostro dovere a usare responsabilmente dei beni della terra implica il riconoscimento e il rispetto di ogni persona e di tutte le creature viventi. La chiamata e la sfida urgenti a prenderci cura del creato costituiscono un invito per tutta l’umanità ad adoperarsi per uno sviluppo sostenibile e integrale”.

La giornata di oggi deve essere quindi una giornata di preghiera perché “ alla fine, sappiamo che ci affatichiamo invano se il Signore non è al nostro fianco, se la preghiera non è al centro delle nostre riflessioni e celebrazioni. Infatti, un obiettivo della nostra preghiera è cambiare il modo in cui percepiamo il mondo allo scopo di cambiare il modo in cui ci relazioniamo col mondo. Il fine di quanto ci proponiamo è di essere audaci nell’abbracciare nei nostri stili di vita una semplicità e una solidarietà maggiori”.

E infine ecco l’appello “a quanti occupano una posizione di rilievo in ambito sociale, economico, politico e culturale” a “prestare responsabilmente ascolto al grido della terra e ad attendere ai bisogni di chi è marginalizzato, ma soprattutto a rispondere alla supplica di tanti e a sostenere il consenso globale perché venga risanato il creato ferito. Siamo convinti che non ci possa essere soluzione genuina e duratura alla sfida della crisi ecologica e dei cambiamenti climatici senza una risposta concertata e collettiva, senza una responsabilità condivisa e in grado di render conto di quanto operato, senza dare priorità alla solidarietà e al servizio”.

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Data e firma sono congiunti dal Vaticano e dal Fanar, 1° settembre 2017