Advertisement

Il Papa: è la grazia di Dio che ci fa martiri non il nostro coraggio

Il Papa nella Basilica di san Bartolomeo |  | CTV
Il Papa nella Basilica di san Bartolomeo | | CTV
Il Papa nella Basilica di san Bartolomeo |  | CTV
Il Papa nella Basilica di san Bartolomeo | | CTV
Il Papa incontra i rifugiati ospitati dalla Comunità di Sant' Egidio  |  | CTV
Il Papa incontra i rifugiati ospitati dalla Comunità di Sant' Egidio | | CTV
Il Papa saluta i fedeli all'esterno della basilica  |  | CTV
Il Papa saluta i fedeli all'esterno della basilica | | CTV
L' Icona dei nuovi Martiri |  | Comunità di Sant'Egidio
L' Icona dei nuovi Martiri | | Comunità di Sant'Egidio

 

Papa Francesco lo ripete nel silenzio orante del Santuario dei Nuovi Martiri, la basilica di San Bartolomeo all’ Isola Tiberina dove si è recato questo pomeriggio per pregare ai piedi della Icona che li ricorda tutti, i martiri del XX e del XXI secolo.

Una liturgia della parola che si è aperta con il saluto di Andrea Riccardi fondatore della Comunità di Sant’Egidio che ha in custodia il santuario per volontà di Giovanni Paolo II fin dal 2000.

“I martiri - ha detto Riccardi. ricordano che i cristiani non sono vincenti per potere, armi, denaro, consenso. Loro non sono eroi, ma gente abitata da una sola forza: quella umile della fede e dell’amore. Non rubano la vita, ma la donano”.

E le testimonianze del martirio si rivivono ascoltando la testimonianza di una figlio del martirio nazista, il figlio di Paul Schneider,  pastore della Chiesa Riformata, ucciso nel campo di Buchenwald  il 18 luglio 1939. “Si è impegnato- dice il figlio del padre- perché il popolo  tedesco conservasse un orientamento cristiano nello Stato e nella società.  E poi la sorella di Padre Hamel che spiega come la sua testimonianza sia  stata vissuta nella reazione di tutti quei cristiani che  non hanno ancora predicato la vendetta o l’odio, ma l’amore e il perdono;  noi l’abbiamo vista nella solidarietà dei musulmani che hanno voluto  visitare le assemblee domenicali dopo la sua morte; noi l’abbiamo vista in  Francia, che ha mostrato la sua unità attorno alla tenerezza per questo

Advertisement

sacerdote.  E ancora c’è Francisco Hernandez, amico di William  Quijano, ucciso in El Salvador la sera del 28 settembre 2009. “Quale è stata la sua colpa?- domanda- Sognare un mondo di pace. William  non ha mai rinunciato a insegnare la pace, anzi il suo impegno ha

spezzato la catena della violenza; diceva: “il mondo è pieno di violenza,  per questo dobbiamo lavorare per la pace iniziando dai bambini”.

La parola che sconvolge il mondo è “odio” spiega il Papa, che Gesù stesso “al quale piaceva tanto parlare di amore” ripete per “chiamare le cose con il loro nome”. Gesù, dice il Papa “ con la sua morte e risurrezione ci ha riscattati dal potere del mondo, dal potere del diavolo, dal potere del principe di questo mondo. E l’origine dell’odio è questa: poiché noi siamo salvati da Gesù, e il principe del mondo questo non lo vuole, egli ci odia e suscita la persecuzione, che dai tempi di Gesù e della Chiesa nascente continua fino ai nostri giorni”.

Il pensiero del Papa va a tutti i perseguitati di oggi e oggi la Chiesa ha bisogno “di martiri, di testimoni, cioè dei santi di tutti i giorni, quelli della vita ordinaria, portata avanti con coerenza; ma anche di coloro che hanno il coraggio di accettare la grazia di essere testimoni fino alla fine, fino alla morte”.  Ed la eredità dei martiri per noi è la pace e la unità: “Essi ci insegnano che, con la forza dell’amore, con la mitezza, si può lottare contro la prepotenza, la violenza, la guerra e si può realizzare con pazienza la pace. E allora possiamo così pregare: O Signore, rendici degni testimoni del Vangelo e del tuo amore; effondi la tua misericordia sull’umanità; rinnova la tua Chiesa, proteggi i cristiani perseguitati, concedi presto la pace al mondo intero”.

Il Papa racconta di una donna “non so il nome ma ci guarda dal cielo. Ero a Lesbo, salutavo i rifugiati e ho trovato un uomo trentenne, con tre bambini. Mi ha guardato e mi ha detto: “Padre, io sono musulmano. Mia moglie era cristiana. Nel nostro Paese sono venuti i terroristi, ci hanno guardato e ci hanno chiesto la religione e hanno visto lei con il crocifisso, e le hanno chiesto di buttarlo per terra. Lei non lo ha fatto e l’hanno sgozzata davanti a me. Ci amavamo tanto!”. Questa è l’icona che porto oggi come regalo qui. Non so se quell’uomo è ancora a Lesbo o è riuscito ad andare altrove. Non so se è stato capace di uscire da quel campo di concentramento, perché i campi di rifugiati – tanti – sono di concentramento, per la folla di gente che è lasciata lì. E i popoli generosi che li accolgono devono portare avanti anche questo peso, perché gli accordi internazionali sembra che siano più importanti dei diritti umani. E quest’uomo non aveva rancore: lui, musulmano, aveva questa croce del dolore portata avanti senza rancore. Si rifugiava nell’amore della moglie, graziata dal martirio". 

Il Papa poi é andato in ogni cappella ad accendere un lume davanti alle reliquie dei martiri custodite  nella basilica.

More in Vaticano

Poi le preghiere per tutti i martiri, una lunga litania di nomi e drammi della umanità. Il Papa si è poi recato nei locali della basilica per incontrare alcuni rifugiati.

Molti i fedeli che attendevano il Papa sulla piazza davanti alla basilica. Francesco si è soffermato a salutare anziani e malati. Il Papa ha ringraziato per la preghiera "pensiamo alla crudeltà che oggi si accansice contro tanta gente, lo sfruttamento della gente che eriva nei barconi e poi resta nei paesi generosi come Italia e Grecia, ma poi i trattai internazionali non lasciano...se in Italia si accogliessero due migranti in ogni municipio ci sarebbe posto per tutti...che questa generosità possa contagiare tutti noi. Saimo una civiltà che non fa figlima anche chiudiamo la porta ai migranti, questo si chiama suicidio".

Più di 12 mila dossiers di martiri e testimoni della fede di ogni parte del mondo. Sono quelli esaminati dalla Commissione “ Nuovi Martiri” voluta da Giovanni Paolo II nel 1999 che per due anni ha lavorato proprio nei locali della basilica di San Bartolomeo.

Da allora la basilica dell’ Isola Tiberina è diventata un luogo si culto e di ricordo del martirio  contemporaneo. Nell’ottobre del 2002, con una solenne celebrazione ecumenica alla presenza dei cardinali Ruini, Kasper e George, e del patriarca romeno ortodosso Teoctist, è stata posta sull’altare maggiore una grande icona dedicata ai martiri del Novecento. L’icona rappresenta, con una simbologia presa dall’Apocalisse, le vicende dei martiri di cui si è venuti a conoscenza attraverso i lavori della commissione. Altre memorie di martiri sono collocate nelle cappelline laterali, ognuna dedicata ad una situazione storica e geografica particolare.

Il 7 aprile 2008, Papa Benedetto XVI visitò la basilica di San Bartolomeo, compiendo - come disse - “un pellegrinaggio alla memoria dei martiri del XX secolo” e celebrando una liturgia della parola con la Comunità di Sant’Egidio, che in quell’anno festeggiava il suo 40° anniversario.