Al termine della sua relazione al Convegno Diocesano di Roma il Papa ha ascoltato alcune domande per poi rispondere a braccio. Individualismo, tenerezza, morale, crisi del matrimonio, i temi affrontati da Papa Francesco. 

“L’individualismo - ha osservato il Papa - è l’asse della cultura di oggi che ha radici di egoismo. Non si guarda l’altro, ma si arriva spesso a avere crudeltà pastorale per esempio quando alcuni parroci non battezzano i bambini delle ragazze madri: erano animali! L’individualismo è edonismo figlio di quel maledetto benessere che ci ha fatto tanto male. Oggi l’Italia ha un calo delle nascite terribile, ma è iniziato con la cultura del benessere… Ho conosciuto famiglie che preferivano due gatti invece di un figlio. Quello che è una sfida con un figlio è che tu nei fai una persona che diventerà libera, quello del cane è un affetto programmato. I figli saranno liberi e questa è la sfida che fa paura. Io credo che noi abbiamo paura della libertà, anche nella pastorale. Rischia! Non avere paura, se sbagli c’è il confessore. E’ la pastorale delle mani pulite… tutto bello ma fuori quanta miseria, dolore, povertà… Rischiare contro un individualismo che ingabbia. C’è poi la tenerezza, che è la carezza di Dio. In un Sinodo si è parlato della rivoluzione della tenerezza, oggi lo possiamo dire: manca tenerezza. Bisogna accarezzare tutti: i peccatori e ci sono esempi buoni di tenerezza. E’ un linguaggio per i più piccoli, per chi non ha niente. La tenerezza è abbassarsi dove è l’altro come ha fatto Gesù”.

“Nè rigorismo né lassismo sono verità. Il Vangelo - ha spiegato Francesco - sceglie un’altra strada. Accogliere, accompagnare, integrare, discernere senza mettere naso nella vita morale. Per la vostra tranquillità, tutto quello che è scritto nell’esortazione è tomista dall’inizio alla fine, è dottrina sicura. Ma la dottrina sicura non ha sicurezza matematica. La storia è la stessa che si ripete. Gesù quando parlava, la gente diceva che parlava come uno che ha autorità e non come i dottori della legge: loro avevano una legge regolata e il Signore… l’ira di Dio si vede quando Gesù parla del quarto comandamento. La morale del Vangelo non è matematica. Andiamo al Vangelo, non bisogna buttare l’acqua con il bambino: la morale è un atto di amore a Dio e al prossimo e lascia spazio alla conversione, non condanna subito. Il Cardinale Aramburu mi diede un consiglio: quando vedi che un prete è così così, scivola, chiamalo. Non lasciarlo parlare, e farlo tornare dopo 15 giorni: quando tornerà ti chiederà aiuto. Serve dare tempo”. 

“Noi viviamo - ha detto il Papa rispondendo alla terza e ultima domanda - una cultura del provvisorio. Per questo molti matrimoni sacramentali sono nulli: dicono sì per tutta la vita, ma in realtà non sanno cosa dicono. Uno dei problemi è la preparazione al matrimonio, che è molto legato al fatto sociale. Le preoccupazioni non sono il ristorante o le bomboniere. A Buenos Aires ho proibito i matrimoni religiosi quando sono di fretta, quando nasce il bambino. socialmente si deve esser in regola… io ho proibito questo perché non sono liberi. Dopo due o tre anni si sono sposati e  li ho visti in chiesa e sapevano bene quello che facevano. La  crisi del matrimonio è perché non si sa della bellezza del sacramento, non si sa che è indissolubile. La convivenza oggi è una sfida, bisogna fare maturare la fedeltà. Ho visto tanta fedeltà in alcune convivenze…quella del matrimonio è la pastorale più difficile. La preparazione al matrimonio va fatta con vicinanza, lentamente, è un cammino di conversione senza spaventarsi. Dobbiamo accompagnare le coppie fino al momento della maturità: facciano il sacramento, ma gioiosi. Serve sempre tanta pazienza, è l’apostolato dell’orecchio. Non spaventarsi!”.