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Il Papa: "La morte è l'ingresso nella pienezza della vita"

Papa Francesco |  | Daniel Ibanez CNA
Papa Francesco | | Daniel Ibanez CNA
Papa Francesco |  | Daniel Ibanez CNA
Papa Francesco | | Daniel Ibanez CNA

Dopo la nostra morte Dio “si farà giudice del nostro percorso terreno; un giudice le cui caratteristiche sono la misericordia e la pietà”. Lo ha detto il Papa stamane pronunciando l’omelia nella Messa in suffragio dei Cardinali e dei Vescovi defunti nel corso dell’anno. 

Essi - ha ricordato Francesco - hanno “servito la Chiesa e amato il Signore Gesù, in quella certezza di amore che l’apostolo Paolo ci ha ricordato nella seconda lettura: chi ci separerà dall’amore di Cristo? E’ la fede nell’amore di Cristo, dal quale nulla ci può separare. Essi sapevano bene che il nostro pellegrinaggio terreno termina presso la casa del Padre celeste e che solo lì si trova il traguardo, il riposo e la pace. A quella casa ci conduce il Signore Gesù, nostra via, verità e vita”.

E’ un percorso che - ha sottolineato il Papa - inizia con il Battesimo, una strada che per i sacerdoti prosegue con l’ordinazione presbiterale: “uniti a Cristo, associati al suo Sacerdozio ministeriale. Nell’ora della morte, pronunceremo l’ultimo eccomi, unito a quello di Gesù, che morì affidando il suo spirito nelle mani del Padre. I Cardinali e i Vescovi che oggi ricordiamo nella preghiera, per tutta la loro vita, specialmente dopo averla consacrata a Dio, si sono dedicati a testimoniare e donare agli altri l’amore di Gesù. E, con la parola e l’esempio, hanno esortato i fedeli a fare altrettanto”.

I Cardinali e i Vescovi defunti - ha detto ancora il Pontefice - “sono stati pastori del gregge di Cristo e, ad imitazione di Lui, si sono spesi, donati e sacrificati per la salvezza del popolo a loro affidato. Lo hanno santificato mediante i Sacramenti e lo hanno guidato sulla via della salvezza; pieni della potenza dello Spirito Santo hanno annunciato il Vangelo; con amore paterno si sono sforzati di amare tutti, specialmente i poveri, gli indifesi e i bisognosi di aiuto”. Sono stati messaggeri di misericordia e perdono nel nome di Dio,  hanno “testimoniato con eloquenza che la bontà di Dio è inesauribile e la sua misericordia è infinita. Alcuni di loro sono stati chiamati a rendere testimonianza al Vangelo in maniera eroica, sostenendo pesanti tribolazioni”. 

Guardando alla Pasqua - ha concluso Francesco - vediamo la morte come “l’ingresso nella pienezza della vita”. Così possiamo essere “ancor più vicini ai nostri Fratelli defunti: la morte ci ha apparentemente separati, ma la potenza di Cristo e del suo Spirito ci unisce in modo ancora più profondo. Continueremo a sentirli accanto a noi nella comunione dei santi” e “attendiamo con ferma speranza il giorno dell’incontro faccia a faccia con il volto luminoso e misericordioso del Padre”. 

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