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Il Papa ricorda: “A che serve se uno dice di avere fede, ma non ha le opere?”

Papa Francesco, Udienza |  | Lucia Ballester / ACI group Papa Francesco, Udienza | | Lucia Ballester / ACI group

Il richiamo alla fame e alla sete: dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati. Una tra le più importanti opere di misericordia. E’ questo il tema principale della catechesi di oggi di Papa Francesco.

“Una delle conseguenze del cosiddetto “benessere” – dice Francesco - è quella di condurre le persone a chiudersi in sé stesse, rendendole insensibili alle esigenze degli altri. Si fa di tutto per illuderle presentando modelli di vita effimeri, che scompaiono dopo qualche anno, come se la nostra vita fosse una moda da seguire e da cambiare ad ogni stagione. Non è così. La realtà va accolta e affrontata per quello che è, e spesso ci fa incontrare situazioni di bisogno urgente”.

Il Papa elenca i numerosi esempi dei media, i quali ogni giorno “ci informano di popolazioni che soffrono la mancanza di cibo e di acqua, con gravi conseguenze specialmente per i bambini”. Ed è da qui che partono campagne di solidarietà fatte di donazioni e aiuti economici.

“Questa forma di carità – afferma il Papa - è importante, ma forse non ci coinvolge direttamente. Quando, andando per la strada, incrociamo una persona in necessità, oppure un povero viene a bussare alla porta di casa nostra, è molto diverso, perché non sono più davanti a un’immagine, ma veniamo coinvolti in prima persona. Non c’è più alcuna distanza tra me e lui o lei, e mi sento interpellato. In questi casi, qual è la mia reazione? Giro lo sguardo altrove e passo oltre? Oppure mi fermo a parlare e mi interesso del suo stato? E può essere che qualcuno dica: questo è pazzo perché parla con un povero!”.

Francesco rammenta ai fedeli la difficoltà di soffrire la fame e di vivere in periodi di carestia: “C’è sempre qualcuno che ha fame e sete e ha bisogno di me. Non posso delegare nessun altro. Questo povero ha bisogno di me, del mio aiuto, della mia parola, del mio impegno. Gesù ci dice che il poco che abbiamo, se lo affidiamo alle mani di Gesù e lo condividiamo con fede, diventa una ricchezza sovrabbondante”.

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Il Papa conclude la sua catechesi con una citazione di Papa Benedetto XVI, nell’Enciclica “Caritas in veritate”: “Dar da mangiare agli affamati è un imperativo etico per la Chiesa universale. Queste parole sono per tutti noi credenti una provocazione a riconoscere che, attraverso il dare da mangiare agli affamati e il dare da bere agli assetati, passa il nostro rapporto con Dio, un Dio che ha rivelato in Gesù il suo volto di misericordia”.

Durante l’udienza di oggi è stato presentato a Papa Francesco il Pastorale della Misericordia, realizzato con le lamiere della baraccopoli di Kibera, a Nairobi, in Kenya, lo slum più grande dell’Africa subsahariana. Tale pastorale - che culmina con un ostensorio - viaggerà, in una sorta di staffetta spirituale, nelle diocesi di Italia e del mondo, manifestando in tal modo la presenza viva e autentica di Cristo, che diventa “leggibile” proprio attraverso il materiale con cui è costruito: ferraglia povera, di scarto, che simboleggia l’amore di Gesù tra i poveri e per i poveri. Nell’occasione, al Papa verrà donato un tabernacolo, costruito con le stesse lamiere. L’iniziativa è della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti che ha già presentato nei mesi scorsi a Francesco altri due suoi progetti: la Croce di Lampedusa, costruita con i legni delle barche dei migranti; le ostie della Misericordia, prodotte nel carcere di Opera dal laboratorio “Il senso del pane”.