Non si sa ancora bene il colore del governo che se ne farà carico, ma sul tavolo della Bundesregierung giace già una richiesta di maggiore impegno sul fronte degli abusi sessuali, in tutti i settori della società. Mittente: la Conferenza episcopale tedesca. Certo, da Berlino si potrebbe ribattere, sulla scia di un antico proverbio greco: «Medico cura stesso!». A Bonn, sede della conferenza dei vescovi tedeschi, lo si sa bene e si prendono tutte le misure necessarie affinché l’impegno sia davvero paritario e condiviso.

L’attenzione della Chiesa tedesca sul tema delle violenze sessuali non è mai stata così alta. Troppo recente è la memoria dello scandalo del Coro dei “Passeri del Duomo” di Ratisbona. Solo lo scorso luglio un ricerca dell’avvocato Ulrich Weber durata due anni ha documentato 547 casi di violenze corporali (di cui 67 abusi sessuali) avvenute, a partire dal 1945, ai danni dei ragazzi del coro del Duomo di Ratisbona.

«È irrinunciabile avere sul piano nazionale una posizione indipendente nella battaglia contro la violenza sessuale, proseguire il confronto pubblico e coinvolgere tutti i diversi gruppi sociali negli sforzi per la prevenzione», ha detto il Vescovo di Treviri, Stephan Ackermann, delegato alla questione degli abusi per la Conferenza episcopale tedesca, la scorsa settimana davanti a 90 tra vicari generali, addetti ai lavori e delegati alla questione degli abusi delle Diocesi e degli ordini religiosi tedeschi, durante un incontro tenutosi a Colonia. Dopo il messaggio al governo federale il presule non ha esonerato la Chiesa da un maggiore impegno in questo senso. «Non dobbiamo abbassare la guardia, ma tenere alta l’attenzione su questo tema, soprattutto con lo sfondo dei cambi di personale nelle diocesi. Anche i nuovi impiegati e le nuove impiegate, vescovi compresi, devono essere consapevoli della loro responsabilità su questo tema e lavorare ancora con impegno, affinché la Chiesa – ha detto infine senza sconti - diventi un luogo sicuro per bambini e ragazzi».

Lo psicologo sociale Heiner Keupp, membro della Commissione indipendente per l’elaborazione degli abusi sessuali infantili, ha messo in guardia contro operazioni di facciata: «Le misure di prevenzione creano davvero una nuova cultura dell’ attenzione, diventano misure reali che influenzano la quotidianità in ogni istituzione oppure hanno solo lo scopo di suggestionare all’esterno?». Sullo stesso tono anche Padre Hans Zollner, direttore del Centro per la protezione dei bambini alla Pontificia università gregoriana di Roma, che ha messo in guardia la Chiesa «dal giocare il ruolo di istituzione vittima in caso di abusi sessuali in ambienti ecclesiali. Non si deve aspettare che il male passei ma estirparlo alla radice. La domanda decisiva è se per la Chiesa ne va solo delle sue sicurezze oppure se essa vuole davvero prendersi a cuore la sofferenza delle persone».