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La Croce è una vittoria, non una disfatta. Quarta Domenica di Quaresima

Gesù sulla Croce |  | Centro Aletti Gesù sulla Croce | | Centro Aletti

Nel brano di Vangelo oggi risuona questa parola di Gesù: Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la via eterna.

Gesù è dono di Dio. Non può essere preteso dagli uomini, ma solo donato da Colui al quale appartiene. Si tratta di un dono che l’uomo neppure può immaginare e che trova la sua giustificazione nell’amore di Dio per l’umanità. Dio ama questa umanità e vuole salvarla. La ama perché l’uomo è stato concepito a voluto in Cristo Gesù e Dio non si rassegna a perderlo perché a causa del peccato si è consegnato nelle mani della morte. L’amore “folle” di Dio giunge fino a mettere a nostra disposizione il suo Figlio 

Il “dare” di Dio è finalizzato al sacrificio, all’annientamento e alla sconfitta di Cristo sulla croce, che per l’evangelista Giovanni non è una mortificazione, un fallimento, ma un innalzamento perché per mezzo della croce Dio ha operato la salvezza dell’umanità. La croce e la Pasqua rivelano lo stesso identico mistero: l’esaltazione e la gloria di Cristo. Infatti, quando noi guardiamo il crocifisso in esso contempliamo un triplice amore: l’infinito amore che arde nel cuore di Cristo per il Padre, l’infinito amore che arde nel cuore di Cristo per noi e l’infinito amore del Padre per l’umanità. Grazie a questo amore noi siamo guariti dal veleno micidiale del peccato che conduce alla morte. Il cristiano è prima di tutto uno che sta in ammirazione non di quello che egli riesce a realizzare, ma di quello che Dio ha fatto per lui, della Sua bontà verso di lui. Cristo è “l’inatteso” che viene concesso dall’amore del Padre. 

Per vedere nella croce non una disfatta, ma una vittoria è necessaria la fede, che consiste nel riconoscere in Gesù di Nazareth il Figlio Unigenito di Dio. Si tratta di un titolo che fa parte delle verità della nostra fede e che è ripreso anche nel Credo della Messa dove professiamo: “Io credo in Gesù Cristo, suo [di Dio] unico Figlio”. Solo se Gesù è vero uomo e vero Dio è possibile affidare a Lui la nostra vita e godere della Sua amicizia, con la quale diveniamo partecipi della sua stessa vita divina. Da questo intimo legame che nasce dalla fede noi possiamo fare esperienza di eternità, la quale è sorgente di gioia, di pace e di amore.

Da ultimo il testo evangelico afferma che Dio non condanna nessuno. Anzi vuole salvare tutti, perché tutti ama. E’ l’uomo che condanna se stesso quando ostinatamente rifiuta “il dono di Dio”, Cristo. Il punto discriminante è uno solo: come l’uomo si relaziona con l’Unigenito Figlio di Dio. Si tratta di un problema ricorrente e comune. Ha interessato il passato e interessa il presente; ha riguardato i contemporanei di Cristo e l’uomo di oggi. Non è possibile nei confronti del Signore una neutralità.

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Il segno della scelta di Cristo e quindi della comunione con Lui sono le opere che l’uomo compie. Pertanto, “Vera è la fede che ama ciò che crede e rimane perseverante”