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“La Familiaris Consortio è ancora un punto di riferimento”

Briefing in Sala Stampa vaticana | Padre Federico Lombardi (all'estrema destra) guida il briefing sul Sinodo in Sala Stampa vaticana. Accanto a lui, da destra a sinistra: il Cardinal Gracias, il Cardinal Mafi, l'arcivescovo Gomez, 22 ottobre 2015 | Marco Mancini / ACI Stampa Briefing in Sala Stampa vaticana | Padre Federico Lombardi (all'estrema destra) guida il briefing sul Sinodo in Sala Stampa vaticana. Accanto a lui, da destra a sinistra: il Cardinal Gracias, il Cardinal Mafi, l'arcivescovo Gomez, 22 ottobre 2015 | Marco Mancini / ACI Stampa

La “Familiaris Consortio” di San Giovanni Paolo II è ancora un punto di riferimento. E per questo ci saranno nella “relatio finalis” di questo Sinodo dei vescovi molti riferimenti a quella esortazione post-sinodale di San Giovanni Paolo II che sintetizzò e concluse i lavori del Sinodo dei vescovi del 1980, dedicato appunto alla famiglia. Lo dice il Cardinal Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay (India) e membro di quello che ormai viene chiamata “la commissione dei dieci,” ovvero la commissione dei dieci prelati nominata da Papa Francesco per elaborare la “relatio finalis.”

Il Cardinal Gracias parla durante il briefing quotidiano in Sala Stampa vaticana. Insieme a lui, l’arcivescovo di Los Angeles, José Horacio Gomez, e il Cardinal Soane Patita Paini Mafi, arcivescovo di Tonga, la più giovane delle berrette rosse. Tutti ci tengono a sottolineare il clima di grande familiarità e scambio che si ha durante il Sinodo. “Abbiamo differenze di opinione, ma i lavori procedono meravigliosamente,” afferma l’arcivescovo Gomez. E il Cardinal Mafi mette in luce i problemi della sua terra, che – dopo l’arrivo della globalizzazione – ha due preoccupazioni fondamentali sulla famiglia: l’individualismo e il materialismo.

Ovviamente, molte delle attenzioni sono rivolte al Cardinal Gracias, che ha partecipato ai lavori per l’elaborazione della relatio finalis. Questo pomeriggio, i vescovi si riuniranno di nuovo in Congregazione generale. Il Cardinal Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo e membro della Commissione, spiegherà i criteri che hanno portato alla stesura del documento, mentre il Cardinal Petr Erdo, relatore generale del Sinodo, sarà chiamato a leggerlo nella sua interezza. Le congregazioni generali riprenderanno domani, per ulteriori discussioni sul testo. E poi, nel pomeriggio di sabato, si procederà al voto, paragrafo per paragrafo.

Il Cardinal Gracias non svela i contenuti del testo. Racconta che il Papa è andato la scorsa settimana a trovarli in riunione, “una visita di 5-7 minuti, durante i quali ci ha ringraziato per il lavoro che stiamo facendo,” che alla fine per la mole di lavoro i cardinali si sono divisi in tre gruppi, e hanno prima di tutto proceduto a condensare gli oltre 700 modi (emendamenti) che sono loro giunti. Il risultato è un testo di un centinaio di pagine, che dovrebbe rispecchiare il pensiero dell’assemblea.

Il Cardinal Gracias lo dice chiaramente: “Non ci saranno rivoluzioni dottrinali, la teologia è una, la dottrina è una. È un sinodo soprattutto pastorale.” E ammette che la “Familiaris Consortio è ancora un punto di riferimento,” afferma che “di certo trenta anni dopo ci sono nuove sfide,” ma aggiunge che comunque “ci saranno molti riferimenti alla Familiaris Consortio nel testo finale,” di cui comunque non rivela i contenuti.

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Riferendosi al paragrafo 84 della Familiaris Consortio, che affronta il tema dei divorziati risposati e che almeno un gruppo ha chiesto di introdurre così come è all’interno del documento finale, il Cardinal Gracias spiega che “in quel numero si parla delle circostanze” per cui uno divorzia, se c’è “chi è vittima i una rottura o è irresponsabilmente responsabile della rottura.” L’idea della valutazione caso per caso per l’accesso alla comunione è stata avanzata, e la relatio finalis “racchiude tutte le domande che sono state raccolte durante l’assemblea, ma non ha tutte le risposte.”

Sempre più si parla di un possibile definizione del ricorso al “foro interno” (in termini banali: la confessione) per valutare i casi in cui consentire o meno l’accesso alla Comunione.

Di certo c’è che almeno un paio di gruppi hanno proposto di rendere chiaro fin dal titolo che “la Relatio Finalis” è data al Santo Padre, o comunque è presentata al Santo Padre come una serie di suggerimenti dei vescovi al Papa. Spiega il Cardinal Gracias: “Finiamo il preambolo domani. I gruppi hanno chiesto che sia presentato come una riflessione del Sinodo al Santo Padre, che poi può decidere quello che vuole. Siamo qui per aiutare il Santo Padre.”