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La Madonna della Guardia, opera di misericordia per rinnovare le ragioni di vita

Don Marco Granara | Don Marco Granara, rettore del Santuario della Madonna della Guardia | Marco Mancini / ACI Stampa Don Marco Granara | Don Marco Granara, rettore del Santuario della Madonna della Guardia | Marco Mancini / ACI Stampa

Dal XV secolo, il Santuario della Madonna della Guardia veglia sulla città di Genova. Non potevano non andare lì, i partecipanti al Congresso Eucaristico di Genova, per scoprire in che modo questo santuario è una vera opera di misericordia. “Un’opera di misericordia per rinnovare le ragioni di vita”, commenta con ACI Stampa don Marco Granara, rettore del Santuario.

Don Granara sottolinea che il santuario della Madonna della Guardia (la Guardia per i genovesi) è “legato a questo tipo di opera di aiutare le persone a ritrovare dentro di sé le grandi ragioni per vivere. Di fronte a questa assenza del divino programmata dalla società secolarista, l’uomo da solo è abbastanza smarrito”.

Alla Guardia si accompagna alla fede. Racconta don Granara: “Qui vengono non solo i credenti, ma le persone in ricerca. In molti ritrovano il bandolo della matassa. Il santuario deve offrire questo. Per esempio, c’è un gruppo di giovani – sette coppie - demotivato sul fronte matrimoniale: alcuni non vogliono sposarsi, altri non hanno motivazioni per farlo. Con loro, facciamo un percorso una volta al mese, e abbiamo creato interesse per la vita di coppia, abbiamo spiegato le motivazioni per cui si sceglie di celebrare il Sacramento”.

L’obiettivo è quello di “mettere in moto una fede più adulta”, anche attraverso gli incontri nelle domeniche estive, sotto il fresco degli alberi nel bosco vicino, a poco più di 800 metri di altezza.

Ma non c’è solo la parte spirituale. “Abbiamo messo insieme anche delle piccole opere di assistenza – afferma don Granara – perché la coscienza non è solo anima. L’accoglienza del santuario così è destinata anche a persone che sono senza lavoro o con situazioni di difficoltà. Abbiamo aperto in questi giorni una casa famiglia Giovanni XXIII di don Oreste Benzi, dove ospitiamo una famiglia con due figli più un terzo problematico in affido. E aspettiamo un gruppo di profughi che vengono dall’Africa, ci stiamo preparando ad accudirli bene. Così completiamo l’accoglienza di tipo spirituale”.

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Tutto questo ha raccontato don Granara ai partecipanti al Congresso Eucaristico. Ricordando loro che “tutto questo è offerto, ma richiede collaborazione. La proposta viene elaborata dal santuario, ma c’è bisogno dell’aiuto di tutti perché questa proposta possa essere davvero efficace”.